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Aree idonee, il ruolo delle Regioni nell’impasse italiana. Il Report di Legambiente

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Il report “Regioni e aree idonee 2024” di Legambiente, presentato al Forum QualEnergia, analizza il ruolo delle regioni italiane nei ritardi evidenti della transizione verso le energie rinnovabili. Ad oggi, il Paese ha realizzato solo il 23% delle installazioni previste, con 61,4 GW ancora da completare per raggiungere l’obiettivo di 80 GW al 2030.

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Regioni e aree idonee 2024

Rinnovabili e aree idonee? Promossi Trentino Alto Adige e Lombardia, rimandata la Puglia, bocciati il Molise, la Sardegna e la Calabria, che restano in fondo alla classifica stilata da Legambiente. L’Associazione dà la pagella alle Regioni italiane in materia di rinnovabili e aree idonee, e lo fa con un nuovo Report “Regioni e aree idonee 2024” presentato in occasione del Forum QualEnergia, in corso a Roma. 

Il documento analizza la situazione italiana riguardo il raggiungimento degli obiettivi di energia rinnovabile al 2030, focalizzandosi sul ruolo delle regioni nell’individuazione delle “aree idonee” per l’installazione di impianti. 

Realizzato solo il 23% delle installazioni previste

Dall’analisi presentata emerge che il Bel Paese ha realizzato solo il 23,2% delle installazioni previste negli ultimi quattro anni e che restano ancora da completare 61,4 GW di nuova capacità per raggiungere l’obiettivo di 80 GW al 2030. Ad avere un’influenza negativa sul raggiungimento degli obiettivi nazionali di decarbonizzazione, sarebbero soprattutto le politiche regionali

Il ruolo delle regioni

Il report evidenzia la funzione centrale assunta dagli enti territoriali nel percorso di transizione avviato. Mentre il Governo nazionale stabilisce gli obiettivi generali e il quadro normativo per la transizione energetica, infatti, le regioni hanno un ruolo chiave nell’attuazione dei provvedimenti, in particolare nell’individuazione delle aree idonee per lo sviluppo delle energie rinnovabili. C’è da dire che il Decreto Aree Idonee del 21 giugno 2024 assegna a ciascuna regione un obiettivo di nuova capacità da fonti rinnovabili da raggiungere entro il 2030, ma lascia alle amministrazioni locali un ampio margine di manovra nel definire le modalità e i parametri per l’individuazione delle aree idonee.

Si guardi, ad esempio, al caso della Sardegna che ha adottato una legge per introdurre una serie di restrizioni sullo sviluppo delle energie rinnovabili, tra cui ampie fasce di rispetto intorno ai beni culturali e paesaggistici, limiti alla potenza degli impianti agrivoltaici e restrizioni sullo sviluppo dell’eolico offshore

Le criticità dell’approccio italiano

Nel documento viene accolta positivamente la strategia regionale di Lombardia e Trentino, le cui leggi definiscono chiaramente le aree non idonee, lasciando ampio spazio per lo sviluppo delle energie rinnovabili nelle aree rimanenti. Tra le leggi regionali sulla buona strada, viene poi nominata quella pugliese, con elementi positivi innovativi anche rispetto ad altre esperienze regionali. Tra questi la possibilità di utilizzare la trivellazione orizzontale controllata nelle aree sottoposte a tutela, o l’idoneità delle aree agricole non utilizzabili per la coltivazione. Tuttavia, all’interno della stessa normativa ci sono elementi di restrizione che rischiano di limitare molto la possibilità di diffusione delle rinnovabili, come ad esempio la distanza di 5 km dai siti UNESCO, la distanza di 3 km per l’eolico come aree di rispetto, senza considerare il progetto e come questo venga realmente realizzato.

É in questo scenario che lo studio suggerisce la necessità di un approccio meno restrittivo, promuovendo un’integrazione armonica degli impianti nel paesaggio. Riguardo alle criticità dell’iter vigente, il documento cita tra le principali proprio l’ampia discrezionalità nel definire i parametri per l’identificazione delle aree idonee. Questa libertà può portare a un mosaico di normative regionali, con approcci più o meno restrittivi. Viene poi annoverata la prevalenza delle aree classificate come non idonee, in base a criteri spesso arbitrari e non supportati da dati scientifici. Inoltre, alcune leggi regionali, come quella sarda, hanno un effetto retroattivo, mettendo a rischio anche i progetti già autorizzati o in fase di autorizzazione. L’incertezza normativa non può che scoraggiare gli investimenti nel settore delle energie rinnovabili.

Gli ostacoli allo sviluppo di eolico e fotovoltaico

In sintesi, tra i principali ostacoli che frenano lo sviluppo di eolico e fotovoltaico in Italia, il report di Legambiente mette in luce criticità come fasce di rispetto troppo ampie, restrizioni su revamping e repowering, l’esclusione delle aree agricole (anche quelle marginali o non coltivate), limiti all’agrivoltaico e vincoli sull’approdo dei cavi. Tuttavia, la vera sfida è accettare che la transizione energetica richiede inevitabilmente un cambiamento nel patrimonio paesaggistico. La chiave di successo, secondo Legambiente, sarà realizzare impianti a fonti rinnovabili ben progettati e armonizzati con il territorio, in grado di rispettare e valorizzare il contesto locale.

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