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CER, la questione degli impianti attivati prima delle configurazioni

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Il Gestore dei Servizi Energetici il prossimo 8 Aprile metterà online i siti per presentare le domande di accesso ai contributi e alle tariffe incentivanti delle nuove Comunità Energetiche Rinnovabili. Nel mentre, la pubblicazione delle regole operative ha sollevato una nuova questione: costituire le CER come soggetto giuridico prima dell’entrata in esercizio degli impianti che accedono al beneficio.

L’8 aprile la messa online dei portali per le domande

C’è già un cortocircuito nella fase di lancio delle nuove Comunità Energetiche Rinnovabili. In attesa che, il prossimo 8 aprile, il GSE metta online i siti per presentare le domande di accesso ai contributi e alle tariffe incentivanti, bisognerà districare l’ennesimo nodo venuto al pettine. La pubblicazione delle regole operative da parte del Gestore dei Servizi Energetici, ha, infatti, messo in evidenza una nuova questione, ossia la necessità di costituire le CER come soggetto giuridico prima dell’entrata in esercizio degli impianti che accedono al beneficio.

Le configurazioni già attive in Italia

Secondo i dati del GSE, al 6 febbraio la maggior parte delle realtà configurate come Comunità Energetiche Rinnovabili vengono da condomini residenziali e associazioni non riconosciute. Complessivamente, a quella data, erano 126 le configurazioni incentivate: 90 Gruppi di autoconsumatori e 36 Comunità di energia rinnovabile. Sul podio il Piemonte con 25 CER, seguito da Veneto (19), Trentino Alto Adige (17) e Lombardia (13), mentre le altre regioni sono ancora sotto le 8 realtà. I clienti finali sono circa 970, di cui oltre l’85% persone fisiche. 

La questione degli impianti messi in esercizio

Come precisato nel decreto Cer del 23 gennaio 2024, gli impianti di energia rinnovabile di cui si avvalgono le nuove Comunità energetiche, devono entrare in esercizio, ovvero diventare operativi, in una fase successiva alla costituzione della CER. Questo affinché l’infrastruttura sia funzionale alla produzione di energia pulita per la comunità. Tuttavia, questo dettaglio non era chiaro e la maggior parte degli impianti italiani a cui adesso dovrebbero afferire i nuovi soggetti giuridici, sono in realtà preesistenti alla loro creazione. Un tentativo di chiarimento dell’equivoco viene quindi dalle regole operative pubblicate di recente. Queste ultime hanno mostrato un’apertura verso gli impianti messi in esercizio successivamente al 15 dicembre 2021 (data di entrata in vigore del Dlgs 199/2021, prima del Decreto Cer), affermando che sia possibile accedere agli incentivi qualora si dimostri, con documenti sottoscritti in data anteriore a quella di entrata in esercizio dell’impianto (con tracciabilità certificata della firma), che l’installazione e la progettazione degli stabilimenti sia stata fatta in veste della loro entrata nelle Cer. 

Che fine fanno gli impianti realizzati prima?

In sintesi, in base alle disposizioni emerse, si evince che tutti gli impianti realizzati tra la fine del 2021 e il 28 novembre 2022, data di avvio della consultazione pubblica del MASE che faceva esplicito riferimento alla data di entrata in esercizio degli impianti, rischiano di non rientrare nella lista degli idonei. Secondo stime di Italia Solare, ente del terzo settore che supporta la produzione e la distribuzione dell’energia da fonti rinnovabili, questo problema potrebbe avere conseguenze gravi sulla realizzazione delle Cer, dai 50 ai 100 Megawatt in meno. 

L’aggiornamento dello Statuto

Un’ulteriore questione sollevata da Italia Solare riguarda lo statuto delle CER, che al momento dell’entrata in esercizio delle infrastrutture e della nascita della Comunità stessa, dovrebbe avere tutti i requisiti previsti dalle regole operative, pena l’esclusione dell’impianto dalla tariffa incentivante. Forse, a fronte di un imminente e perentorio annullamento di tutti gli Statuti, sarebbe stato più opportuno dare un termine per adeguarli.

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