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Un nuovo modo per produrre idrogeno sfruttando l’acqua di mare

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Usufruire dell’acqua marina per produrre idrogeno da utilizzare come carburante è possibile con il nuovo sistema elaborato da un gruppo di ricerca della School of Humanities and Sciences di Standford.

I vantaggi della ricerca

Un team di ricercatori di Stanford ha sviluppato un modo per sfruttare l’acqua di mare e ottenere idrogeno come combustibile. Secondo i risultati che hanno ottenuto e che sono stati pubblicati il 18 marzo 2022 sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences, questo rappresenta non solo un’alternativa ai combustibili fossili, ma anche un nuovo modo di separare l’idrogeno e l’ossigeno dall’acqua attraverso l’elettricità.

Fino ad oggi, per compiere tale scissione si è sempre utilizzata acqua purificata, risorsa però “troppo preziosa e costosa” ha spiegato Hongjie Dai, professore di chimica presso la School of Humanities and Sciences di Stanford e coautore del lavoro.

Utilizzare l’idrogeno come carburante comporta una serie di vantaggi, perché si tratta di un combustibile pulito che non emette anidride carbonica, come ha sostenuto Dai: “Tale combustione produce solo acqua e dovrebbe alleviare l’aggravarsi dei problemi legati al cambiamento climatico”.

Come superare il problema della corrosione

Lo studio dei ricercatori sfrutta l’elettrolisi per la trasformazione dell’acqua marina in idrogeno e ossigeno. L’elettrolisi è un processo semplice: una fonte energetica viene collegata a due elettrodi posti nella sostanza liquida. Con la corrente, l’idrogeno gassoso esce dall’estremità o polo negativo (chiamato catodo) e l’ossigeno emerge invece da quello positivo (l’anodo). 

Questo sistema potrebbe però riscontrare dei problemi: il cloruro carico negativamente presente nel sale dell’acqua di mare potrebbe corrodere l’estremità positiva. Per evitarlo, il professore Dai e il suo team hanno trovato una soluzione. Hanno scoperto che, rivestendo l’anodo con strati ricchi di cariche negative, questi possono respingere il cloruro e rallentare il decadimento del metallo sottostante.

Senza tale rivestimento, “l’anodo resterebbe attivo solo per circa 12 ore” secondo Michael Kenney, studente laureato nel laboratorio del professore. La corrosione si verifica però solo in presenza di alte cariche elettriche, difatti studi precedenti hanno tentato di compiere la trasformazione utilizzando basse quantità di corrente. Ma i ricercatori di Stanford hanno superato ogni aspettativa e sono riusciti a generare idrogeno fino a 10 volte di più attraverso il loro dispositivo multistrato, a un ritmo più veloce.

Più idrogeno come combustibile

Grazie a questo nuovo metodo, ci potrebbe essere a disposizione più idrogeno a carburante alimentato dall’energia solare o eolica.

In futuro, tale tecnologia potrebbe essere utilizzata anche per altri scopi: la trasformazione produce anche ossigeno respirabile, dunque i sommozzatori potrebbero, per esempio, utilizzare questi strumenti nell’oceano, per respirare anche in profondità senza dover risalire in superficie.

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