21 mila stazioni di ricarica elettrica su strade extraurbane e nei centri urbani in tutta Italia entro la fine del 2025. È l’obiettivo del nuovo bando indetto dal MASE per accelerare lo sviluppo della mobilità elettrica nel Paese. Per scongiurare il rischio che anche questo vada deserto, è stato però ridotto il numero di stazioni di ricarica per ogni modulo d’ambito e macrolotto.
21 mila stazioni di ricarica per veicoli elettrici
Un nuovo bando sulle infrastrutture di ricarica per i veicoli elettrici, e il dubbio inevitabile che anche questo vada deserto. Chissà se stavolta l’aggiudicazione volta a sostenere, grazie ai fondi stanziati dal PNRR (Investimento M2C2), la realizzazione di oltre 21 mila stazioni di ricarica elettrica su strade extraurbane e nei centri urbani in tutto lo Stivale entro la fine del 2025, andrà a buon fine. Gli Operatori potranno presentare la domanda per l’accesso alle agevolazioni a partire dal 29 Ottobre, attraverso l’Area Clienti GSE.
Ridotto il numero di stazioni di ricarica per macrolotto
L’avviso, rende noto il GSE(che svolge l’attività di Soggetto gestore della Misura, garantendo il supporto tecnico-operativo nei confronti del MASE), è rivolto alle imprese di qualsiasi dimensione e operanti in tutti i settori, nonché ai raggruppamenti temporanei (RTI) e mette in palio circa 530 milioni di euro. Cifra che si spera possa attrarre un maggior numero di partecipanti, visto il flop dei bandi precedenti. Tralatro, sperando di favorire la presentazione di un più ampio numero di richieste, nel nuovo annuncio è stato ridotto il numero di stazioni di ricarica per ogni modulo d’ambito e macrolotto.
Le stime si scontrano con la fattibilità dei progetti
Grazie alle risorse messe a disposizione si stima di poter realizzare 6.651 stazioni di ricarica rapida super-veloci per i veicoli elettrici lungo le strade extraurbane e 8.151 stazioni nei centri urbani. Tuttavia, i numeri si scontrano con le criticità sollevate dagli operatori privati che finora hanno preferito disertare la chiamata. Tra le principali, la fattibilità e la scarsa attrattività dei progetti per le Imprese italiane, che hanno posto l’accento, in particolare, sulla bassa redditività economica e, dunque, il lento ritorno sugli investimenti.
A frenare lo sviluppo di una rete capillare di infrastrutture di ricarica, sarebbero, infatti, per lo più barriere di natura finanziaria. Il mercato delle auto elettriche in Italia, pur in crescita, è ancora relativamente ridotto rispetto a quello dei combustibili tradizionali, a cui le politiche governative odierne sembrano lasciare una discreta apertura. Una bassa domanda di ricariche, soprattutto in aree meno urbanizzate, a fronte di un incentivo economico che potrebbe essere considerato insufficiente per garantire profitti di lungo termine, rende l’installazione di infrastrutture economicamente poco sostenibile.
Burocrazia e complessità autorizzativa
La complessità burocratica italiana può e deve essere considerata un altro fattore che ha contribuito al fallimento dei bandi precedenti. Le lunghe tempistiche per ottenere le autorizzazioni necessarie all’installazione delle colonnine, unite alla mancanza di una chiara armonizzazione normativa tra i vari Enti locali, hanno creato ulteriori ostacoli.