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Rinnovabili, 13,7 milioni di posti di lavoro nel mondo. Il Report Irena

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Crescono gli investimenti nelle fonti energetiche rinnovabili e il mercato globale si espande: un milione di nuovi occupati in un solo anno, ma bisogno lavorare sui diritti, la sicurezza e la salute dei lavoratori. Il documento Irena/Ilo.

Il nuovo Rapporto Irena/Ilo

L’industria delle fonti energetiche rinnovabili dà lavoro in tutto il mondo a più di 13,7 milioni di persone. Un milione di posti di lavoro in più sul 2021, il doppio di quelli creati nel 2012. Sono queste le stime della decima edizione del Report dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena) e dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo, Agenzia delle Nazioni Unite) dal titolo “Renewable Energy and Jobs: Annual Review 2023”.

Indubbiamente, si tratta dei primi concreti risultati dell’avvio dei piani di decarbonizzazione in diversi Paesi del mondo e dell’incremento degli investimenti nel settore delle energie pulite e rinnovabili.

Il 2022 è stato un altro anno eccezionale per i posti di lavoro nel settore delle energie rinnovabili, in mezzo a molteplici sfide. La creazione di ulteriori altri milioni di posti di lavoro richiederà però un ritmo molto più rapido di investimenti nelle tecnologie di transizione energetica”, ha spiegato in una nota Francesco La Camera, Direttore Generale dell’IRENA. “All’inizio di settembre – ha aggiunto il Direttore – i leader del G20 hanno concordato di accelerare gli sforzi per triplicare la capacità globale installata di energie rinnovabili entro il 2030, in linea con le nostre raccomandazioni in vista della COP28. Invito tutti i decisori politici a sfruttare questo slancio, come un’opportunità per adottare politiche ambiziose che guidino il cambiamento sistemico necessario”.

Il più grande datore di lavoro nelle rinnovabili, la Cina

Come nelle edizioni passate del Rapporto, la maggiore concentrazione di nuovi posti di lavoro si è registrata in Cina, che da sola rappresenta il 41% del totale mondiale, seguita da Brasile, Unione europea, India e Stati Uniti.

Paesi che se messi assieme rappresentano il 90% della capacità globale installata di fonti rinnovabili, senza contare le forniture di apparecchiature e componenti dedicate a questa industria.

Quasi 5 milioni di posti di lavoro sono inerenti al solare fotovoltaico, che va considerato il più grande datore di lavoro nel settore delle rinnovabili.

Quasi 2,5 milioni di lavoratori sono invece impiegati nei compatti dell’idroelettrico e dei biocarburanti. 1,4 milioni di lavoratori sono impiegati infine nell’industria dell’eolico.

Le indicazioni del Rapporto per una transizione energetica pulita, giusta ed equa

Il Rapporto ribadisce che al mondo c’è bisogno certamente della transizione ecologica ed energetica, ma che sia giusta ed equa da un punto di vista sociale ed economico. Sostanzialmente, un futuro energetico più pulito deve essere accessibile davvero a tutti: lavoratori, imprese e comunità.

In molti Paesi del mondo si stanno creando filiere dedicate e si stanno localizzando le catene di approvvigionamento, fondamentali per sostenere le politiche industriali energetiche e per creare occupazione.

Per questo sono suggeriti quadri regolatori chiari e coerenti, ben integrati con quelli preesistenti (li dove possibile), con particolare attenzione ai livelli di retribuzione, alla sicurezza e la salute sul posto di lavoro, nonché ai diritti dei lavoratori.

Non ultimo è il problema delle competenze. Le energie rinnovabili sono sempre più ad alto contenuto tecnologico e questo significa che per lavorare servono nuove istruzione e formazione, soprattutto per dare nuove opportunità lavorative sia ai giovani, sia a chi nel mondo del lavoro già è entrato.

Giornalista

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