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Cosa si cela dietro il Piano Mattei approvato alla Camera

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La Camera dei Deputati ha approvato la conversione in legge del cosiddetto Piano Mattei, il decreto che punta allo sviluppo di un partenariato energetico, e non solo, tra Italia e Stati Africani. Ora la parola passa al Senato, ma sono in molti a definire il provvedimento una scatola vuota dietro la quale si cela la fame di combustibili fossili del Paese.

Un partenariato Italia-Africa

Nel corso della seduta del 10 gennaio 2024  la Camera dei Deputati ha approvato la conversione in legge del cosiddetto «Piano Mattei», il provvedimento che punta alla creazione di un partenariato in ambito energetico, e non solo, tra Italia e gli Stati del Continente africano. Si tratta, infatti, di un programma di sviluppo comune, “sostenibile e duraturo, nella dimensione politica, economica, sociale, culturale e di sicurezza”, si legge nella relazione illustrativa del Governo.

Per diventare legge a tutti gli effetti il decreto deve ora essere convertito anche al Senato entro il termine del 14 gennaio 2024, per poi essere presentato pubblicamente, secondo le intenzioni di Palazzo Chigi, in occasione della conferenza Italia-Africa in programma a fine mese.

Il contenuto del Piano Mattei

Gli articoli contenuti nel Decreto legge riguardano gli ambiti di intervento del Piano, istituiscono la Cabina di regia per la sua definizione e la composizione di apposite strutture di missione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Entro il 30 giugno di ciascun anno, è previsto che il Governo trasmetta alle Camere una relazione sullo stato di attuazione del Piano, previa approvazione da parte della Cabina, che indichi le misure volte a migliorare l’attuazione del Piano Mattei e ad accrescere l’efficacia dei relativi interventi rispetto agli obiettivi perseguiti. Tuttavia, a conti fatti, il provvedimento si conforma tuttora, a detta delle opposizioni, come una scatola vuota di durata quadriennale e aggiornabile anche antecedentemente scadenza.   

Gli ambiti di intervento

Gli ambiti di intervento in cui oggi si articola il Piano Mattei sono numerosi e diversificati, anche troppo rispetto alla leva originaria, ossia quella del gas. Prima che cooperazione allo sviluppo, promozione delle esportazioni e degli investimenti, istruzione, formazione, salute, sicurezza alimentare, sfruttamento “sostenibile” delle risorse naturali, tutela dell’ambiente, potenziamento delle infrastrutture anche digitali, prevenzione e contrasto dell’immigrazione irregolare, si aggiungessero al Decreto, l’unico vero obiettivo promulgato era quello di fare dell’Italia l’hub del gas nel Mediterraneo. Oggi questo obiettivo si nasconde dietro la dicitura “sicurezza energetica nazionale”, ma i movimenti di Eni nel continente africano non lasciano troppo spazio a dubbi. Gli accordi siglati con la società algerina Sonatrach, la libica National Oil Company, e il progetto Coral South in Mozambico, rivelano una gran fame di combustibili fossili della Compagnia petrolifera. Il Piano Mattei potrebbe essere un ottimo passepartout.

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