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Audizione sul sistema energetico italiano. Pistelli (ENI): “Tenere in equilibrio sicurezza, sostenibilità e transizione energetica”

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Rispondendo al Presidente della Commissione, il direttore ENI ha illustrato in maniera dettagliata alcuni progetti che la società sta portando avanti in Italia e in molti altri Paesi. Attività nei settori chiave della mobilità e dei trasporti sostenibili, nella decarbonizzazione industriale e nell’utilizzo delle tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2. Un approccio olistico alla trasformazione in corso.

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L’audizione di ENI al Senato

Nuovo appuntamento con l’indagine sul sistema energetico italiano portata avanti dalla Commissione Ambiente, lavori pubblici del Senato della Repubblica. Stamattina è stato il turno in audizione di Lapo Pistelli, Director Public Affairs di ENI.

Un gigante energetico, ma anche tecnologico, del nostro Paese, che sta contribuendo da protagonista alla transizione energetica del Paese e ai suoi piani di decarbonizzazione, secondo il Direttore Pistelli.

Rispondendo al Presidente della Commissione, Claudio Fazzone, il direttore ENI ha illustrato in maniera dettagliata alcuni progetti che la società sta portando avanti in Italia nei settori chiave della mobilità e dei trasporti sostenibili, nella decarbonizzazione industriale e nell’utilizzo delle tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2.

L’obiettivo di ENI “è raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050” e in questo percorso “sono incluse sia le emissioni di gas serra, scope 1 e 2, sia le emissioni dei clienti che utilizzano nostri prodotti, scope 3”.

Le emissioni vengono suddivise in tre categorie: scope 1, che comprende le emissioni dirette controllate dall’organizzazione; scope 2, che riguarda le emissioni indirette legate alla produzione di elettricità, vapore o calore; scope 3, che include le emissioni indirette provenienti dalla catena del valore dell’azienda e dall’utilizzo dei suoi prodotti.

Tenere in equilibrio i tre aspetti chiave della sicurezza energetica, della sostenibilità economica e della transizione

Raggiungeremo un picco di produzione entro il 2030 per poi gestirne la decrescita, con obiettivi intermedi di sostituzione del petrolio col gas, quest’ultimo centrale per la transizione energetica europea”, ha spiegato Pistelli.

Il tema dell’energia va affrontato con approccio olistico”, ha aggiunto il manager, cioè tenendo conto di tre elementi chiave, senza i quali non si comprende cosa è accaduto in questi ultimi anni e cosa accadrà da qui in poi: “Gli elementi della sicurezza energetica, della sostenibilità economica e della transizione, da tenere in equilibrio. Se non c’è equilibrio tra questi tre elementi possono crearsi seri problemi, con ricadute forti a livello sociale ed economico, ad esempio proprio sui prezzi finali al consumo”.

La spesa destinata alle attività zero e low carbon sarà pari a 14 miliardi di euro nel periodo 2023-26”, ha precisato Pistelli.

Eni è una tech company. Chi fa energia spesso è anche protagonista nel settore dell’innovazione tecnologica. L’energia è sempre stata una storia di trasformazione ed innovazione. È il mercato che definisce con la neutralità tecnologica quali siano le soluzioni più mature ed adatte per il raggiungimento di determinati obiettivi. Noi vogliamo offrire una transizione sicura, che possa poggiare su tecnologie specifiche. L’elettrificazione va bene, ma non è l’unica strada da percorrere”, ha poi precisato il direttore.

Trasporti e mobilità sostenibili: non solo l’elettrico, ENI spinge anche il biodiesel

Poi Pistelli ha citato i biocarburanti, che introduce come un punto di eccellenza per l’ENI e l’Italia: “Nel 2014, prima della COP21 di Parigi, siamo stati tra i primi al mondo a lavorare su questi carburanti non derivati da combustibili fossili”.

I biocarburanti sono carburanti ricavati dalla lavorazione di materie prime di origine biogenica, come oli estratti da semi oleaginosi, scarti organici quali oli da cottura e grassi animali, e residui provenienti dall’industria agroalimentare.

Nel 2019 abbiamo avviato altra conversione con la raffineria di Gela, dopo quella di Venezia. Ora si lavora su Livorno”, ha proseguito il direttore ENI, sottolineando che “anni dopo la nostra scelta, l’UE ha stabilito all’interno del Fit of 55 di impiegare anche il biofuel, soprattutto per trasporti pesanti, compreso quello aereo e marittimo”.

Per il trasporto leggero, si legge sul sito dell’ENI, il biodiesel piò abbattere le emissioni inquinanti tra il 60 ed il 90%, in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione fissati al 2030.

Un esempio è l’HVO, l’Hydrotreated Vegetable Oil, il diesel 100% da materie prime rinnovabili, è scritto sul sito dell’azienda.

Passando alla mobilità elettrica, Pistelli ha detto che oggi ENI, assieme a Enel X e Be Charge, “ha installato 20 mila punti di ricarica, con l’obiettivo di arrivare a 30 mila entro il 2026 tra standard e ultrafast”.

L’occhio di ENI sull’eolico offshore

In chiave di elettrificazione green, Pistelli ha ricordato che “con Eni Plenitude siamo a 2,5 GW di capacità installata, per arriva a 15 GW entro il 2030”.

Tra le modalità di generazione elettrica green, la società ha reso noto di essere molto interessata all’eolico offshore e al floating offshore, con l’obiettivo generale di mettere a valore le caratteristiche geografiche del nostro Paese.

Per evitare critiche provenienti da più parti, il manager ha spiegato che l’azienda ha deciso di rimanere “ad una distanza di 15-30 km dalla costa per non creare problemi paesaggistici”. In tal senso, è stato ricordato l’impegno nell’industria dell’eolico offshore galleggiante di ENI grazie a tre nuovi impianti in fase di sviluppo situati a circa 30 km al largo delle coste del Lazio e della Sardegna.

Tecnologia CCS e fusione nucleare

Altro asso nella manica di ENI, sempre secondo Pistelli, è la tecnologia CCS (cattura e stoccaggio di carbonio), ritenuta fondamentale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione: “Abbiamo una componente industriale hard to abate che rappresenta il 25% del complesso industriale nazionale. La sfida è grande, siamo la seconda manifattura europea, ma possiamo contare su una tecnologia che consente di catturare le emissioni inquinanti, soprattutto se si ha a disposizione una mappa geologica per lo stoccaggio della CO2”.

È stato inoltre richiamato durante l’audizione il Progetto Eni-Snam a Ravenna. Le grandi capacità di stoccaggio dei giacimenti esauriti di Eni nell’Adriatico, 500 milioni di tonnellate, lo renderanno il centro di cattura e stoccaggio di anidride carbonica di riferimento per l’Italia ed il più grande dell’Europa meridionale.

In accenno è stato anche fatto alla fusione nucleare a confinamento magnetico, che è in grado di liberare un’enorme quantità di energia senza emettere gas a effetto serra e con il vantaggio di un processo sicuro e virtualmente illimitato, imitando la reazione naturale che alimenta le stelle.

Al contrario della fissione, non esistono rischi particolare con la fusione nucleare. Lavoriamo con l’MIT e abbiamo avviato molte altre collaborazioni a livello mondiale”, ha aggiunto Pistelli.

Giornalista

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