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Smpre più Eni in Costa d’Avorio, con quattro nuovi blocchi esplorativi offshore

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L’Italia, grazie all’Eni, rafforzerà le proprie relazioni con la Costa d’Avorio, in virtù dell’acquisizione di quattro nuovi blocchi esplorativi offshore, che la compagnia potrà sfruttare per nove anni.

Un mercato in espansione

L’Eni rafforzerà la propria posizione in Costa d’Avorio, avendo siglato – ad Abidjan – i contratti per l’acquisizione di quattro nuovi blocchi offshore. La multinazionale italiana e il Ministero delle Miniere, Petrolio e Energia ivoriano hanno apposto la firma sull’accordo durante un’importante occasione. Vale a dire, la prima edizione di SIREXE, il Salone Internazionale delle Risorse Estrattive ed Energetiche.

Nel complesso, le ricerche interesseranno un’area di circa 5.720 chilometri quadrati (km²) e potranno prolungarsi al massimo per nove anni. Per altro, i blocchi in questione (CI-504, CI-526, CI-706 e CI-708) sono vicini alla scoperta di Calao, effettuata nel blocco CI-205.

Da qui, la possibilità di creare nuove sinergie, all’interno delle direttrici che l’Eni (entrata nel Paese come Agip Côte d’Ivoire negli anni ’60) ha creato dal 2015. Gli investimenti implementeranno gli obiettivi del Piano Mattei, evidentemente finalizzato, più che alla cooperazione, a rinforzare gli interessi delle multinazionali italiane in Africa.

L’Eni in Costa d’Avorio

Dai sei blocchi nelle acque profonde ivoriane, dove l’Eni ha sempre lavorato insieme a Petroci Holding sono arrivate le due più grandi scoperte mai realizzate a oggi nel Paese. Ossia, Baleine e Calao. A fronte del raggiungimento delle garanzie necessarie, ci dunque saranno aumenti di produzione,

A un anno dall’avvio della Fase 1 di Baleine – il più importante ritrovamento di idrocarburi avvenuto in Costa d’Avorio – l’Eni ha previsto il lancio della Fase 2. Quest’ultima dovrebbe partire il prossimo Dicembre. Questo particolare comparto estrattivo, però, è stato legittimato in qualità di ‘sviluppo a zero emissioni’. Il tutto, grazie soprattutto alle attività di compensazione.

Nel Paese dell’Africa occidentale, comunque, l’azienda italiana sta portando avanti altri progetti, cercando di promuoverli anche come vettore della transizione. Contestualmente, ha investito sui biocarburanti (come già in Kenya, valorizzando un altro dei pilastri del Piano Mattei).

Al netto degli intenti, permane difficile conciliare queste attività con l’obiettivo della neutralità climatica. Al contempo, mancano dei calcoli precisi sull’impatto nel locale mercato agricolo. In effetti, le coltivazioni per le produzioni di oli vegetali potrebbero avere condizionare alcuni agricoltori, arrivando a stravolgere le relazioni economiche territoriali che negli anni si erano costruite.

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