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Nucleare. Three Mile Island tornerà in funzione negli USA e fornirà energia a Microsoft

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La centrale passata alla storia come sito del peggior disastro nucleare degli Stati Uniti torna in funzione per fornire energia pulita ai data base di Microsoft. Cresce l’impiego dei reattori vecchi e nuovi per soddisfare la crescente domanda di energia elettrica nel Paese legata al maggior numero di data center per lo sviluppo dell’AI.

Constellation Energy riattiva il reattore dell’unità uno della centrale di Three Mile Island

La famigerata centrale nucleare di Three Mile Island in Pennsylvania tornerà a vivere e grazie alla riattivazione del reattore disposto nell’unità uno potrà fornire energia elettrica ai data center di Microsoft.

È quanto annunciato dal gigante di Redmond e dal Gruppo Constellation Energy che stima la fine delle operazioni entro il 2028, quando previa autorizzazione finale della NRC (Nuclear Regulatory Commission) la centrale tornerà incredibilmente in funzione dopo essere passato alla storia come luogo del peggior disastro nucleare degli Stati Uniti.

Il Gruppo presenterà inoltre domanda alla NRC per estendere le operazioni dell’impianto almeno fino al 2054.

Il Crane Clean Energy Center

L’iniziativa dovrebbe aprire la strada alla nascita del Crane Clean Energy Center che, secondo uno studio del Pennsylvania Building & Construction Trades Council, potrebbe arrivare a creare 3.400 posti di lavoro diretti e indiretti, aggiungendo più di 800 megawatt di elettricità senza emissioni di carbonio alla rete. Il rapporto, prodotto da The Brattle Group, ha inoltre stimato che il riavvio dell’impianto aggiungerà 16 miliardi di dollari al PIL dello stato e genererà più di 3 miliardi di dollari in tasse statali e federali.

Da notare che l’unità uno aveva cessato le operazioni nel 2019, perché l’energia nucleare non poteva competere con i prezzi del gas naturale, né tanto meno con le fonti rinnovabili, nella generazione di energia elettrica. C’è da chiedersi cosa sia cambiato sul mercato dell’energia, visto che il gas e le rinnovabili continuano a costare molto meno rispetto al nucleare.

Da Microsoft a Google, le Big Tech sempre più affamate di energia

Dal 2022, però, le grandi compagnie che si occupano del nucleare hanno sfruttato l’emergenza energetica, soprattutto in Europa, per rilanciare il nucleare come fonte energetica pulita, anche a seguito del rinnovato interesse per la fusione nucleare (quella sì, una fonte pulita e rinnovabile che non crea gli stessi problemi della fissione).

Un altro particolare di questa situazione è il ruolo chiave delle grandi aziende tecnologiche, come Microsoft, Google, Meta, Amazon, Apple, solo per citare le più conosciute, che negli ultimi tempi hanno iniziato a stringere accordi con imprese del settore energetico finalizzati alla fornitura di energia per i loro impianti, in particolare per i data center.

A marzo, Amazon Web Services ha acquistato un campus di data center da Talen Energy che sarà alimentato dalla centrale nucleare di Susquehanna, sempre in Pennsylvania, in un accordo unico nel suo genere. Oracle ha dichiarato di recente che sta progettando un altro data center che sarà alimentato da tre piccoli reattori nucleari (small nuclear reactor).

Business nucleare per le Big Tech?

La domanda è lecita, visto il rapporto sempre più stretto tra il settore dell’energia nucleare e i giganti tecnologici del calibro di Microsoft, Amazon, Google, Meta, Apple e tanti altri negli Stati Uniti.

La scorsa primavera, in occasione della conferenza annuale dell’American Nuclear Society, le Big Tech hanno dichiarato che non sono interessate ad investire nel nucleare, perchè troppo costoso e rischioso, meglio lasciarlo alle imprese di settore.

Rimane comunque il fatto che senza l’interessamento pressante della tech industry il nucleare non avrebbe avuto modo di rilanciarsi e di tornare in auge anche nei tavoli ministeriali e governativi di mezzo mondo.

Il dubbio, comunque, rimane e casi come quello di TerraPower, con Bill Gates (per 30 anni numero uno di Microsoft) che ha investito miliardi di dollari in una nuova centrale nucleare di ultima generazione nel Wyoming, non fanno altro che confermare un rapporto piuttosto stretto tra queste due industrie così strategiche per l’economia americana.

I data center faranno quasi triplicare la domanda di energia entro il 2030

Si stima che la domanda di energia elettrica per data center aumenterà in maniera decisa nei prossimi decenni, per via dell’impetuoso sviluppo di soluzioni di intelligenza artificiale, minacciando di mettere a dura prova la rete elettrica.

Sebbene i dati variano da studio a studio, Goldman Sachs ha previsto che i data center consumeranno l′8% della domanda totale di elettricità degli Stati Uniti entro il 2030, rispetto al 3% attuale.

Giornalista

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