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Fusione nucleare, il Regno Unito non tornerà più nel progetto ITER

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Il Regno Unito rifiuta formalmente l’invito a rientrare nel progetto ITER dopo l’allontanamento dovuto alla Brexit, decidendo di investire impegno e risorse su progetti nazionali, andando avanti per la propria strada anche sul tema nucleare.

Non si torna indietro

Il governo britannico ha formalmente declinato l’invito dell’Unione Europea di tornare nel progetto ITER, ovvero la più grande iniziativa in termini di macchine ideate per la fusione nucleare. L’importanza di farne parte deriva dall’opportunità di soddisfare, in modo significativo, il fabbisogno di energia pulita da qui ai prossimi anni, in vista di una domanda internazionale sempre più crescente.

Da quando il Regno Unito ha però deciso di abbandonare la Comunità Europea con la Brexit, la sua posizione sulla questione si è sempre più declinata verso un abbandono degli impegni presi dal Vecchio Continente, e lo stesso è stato ribadito durante una recente cerimonia organizzata per celebrare la chiusura e i successi scientifici del reattore sperimentale JET.

Per il Paese dunque non si torna indietro sui propri passi, ma si continua a perseguire degli obiettivi che puntano sempre alla sostenibilità ambientale, scommettendo sulle rinnovabili quali eolico e solare, ma investendo anche sulle ambizioni nucleari ma nazionali.

Una trasformazione importante

Il futuro energetico della Gran Bretagna sta attraversando una trasformazione importante, con l’ambizione di alimentare gran parte, se non l’intera, domanda di elettricità utilizzando solo ed esclusivamente Fer, supportate però da sistemi di stoccaggio su larga scala.

Il governo vuole dunque avviare una transizione per combattere, in modo graduale, un cambiamento climatico sempre più drammatico e pericoloso, e vuole farlo però anche investendo sull’energia atomica, nonostante nel 2023 tale produzione abbia toccato il suo livello più basso in oltre 40 anni, dopo la chiusura definitiva di tre reattori, e quella temporanea di altri quattro per manutenzione.

Obiettivi fattibili?

Nel giro di 7 anni dunque, ci si è ritrovati da 65 TWh generati nel 2016, a 40 TWh nel 2023, soddisfacendo solo il 15% della domanda elettrica totale.

Il Primo ministro britannico Rishi Sunak però ha annunciato a metà gennaio 2024 la costruzione di una nuova centrale per arrivare a 24 GW entro il 2050, e dunque a un valore 4 volte superiore rispetto a quello attuale. Per arrivare a tale risultato però, si dovrebbero approvare uno o due nuovi reattori ogni 5 anni, dal 2030 al 2044. Si tratta dunque di obiettivi fattibili?

Garantire la sicurezza energetica del Paese

Per il governo assolutamente sì, considerando che vede il vettore come l’antidoto perfetto alle sfide in atto, oltre che come vettore ideale per garantire la sicurezza energetica del Paese. Ma per soddisfare queste ambizioni, la Gran Bretagna procederà da sola, come ribadito anche dal ministro per l’Energia Nucleare britannico Andrew Bowie.

Quest’ultimo infatti, ha spiegato che la Nazione ha deciso di investire 650 milioni di Sterline da qui al 2027 per il programma nazionale Fusion Futures, finanziando così progetti pubblici ma soprattutto privati.

È ufficiale dunque che il Paese non sarà parte della prossima campagna del 2028 relativa ai programmi di fusione dell’Ue, in quanto riassociarsi al progetto ITER avrebbe significato per il governo perdere risorse, tempo e attenzione su quelli che sono invece le iniziative nazionali in ambito nucleare. Come procederà allora d’ora in avanti?

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