Roma, 08/12/2024 Notizie e approfondimenti sui temi dell’Energia in Italia, in Europa e nel mondo.

Micromobilità capillare per ridurre i consumi energetici. La ricerca

11micromobilità
Home > News > Elettrificazione > Micromobilità capillare per ridurre i consumi energetici. La ricerca

In Italia il 32% degli spostamenti viene effettuato con micromobilità e mobilità attiva, un alleato del trasporto pubblico nel contenimento del traffico cittadino, dell’inquinamento, nel miglioramento della qualità di vita e dell’efficientamento energetico. Un’indagine ENEA dimostra che nella Capitale, monopattini elettrici e biciclette potrebbero arrivare a coprire anche il 20% degli spostamenti infrasettimanali. L’approccio metodologico utilizzato è replicabile in tutte le città.

Micromobilità elettrica nella Capitale

Nella Capitale nuove forme di micromobilità elettrica potrebbero gradualmente sostituirsi all’utilizzo del mezzo privato. Bici e monopattini elettrici arriverebbero a coprire anche il 20% degli spostamenti infrasettimanali in città, riducendo del 10% il ricorso a veicoli motorizzati nelle ore di punta. Lo dimostra un’indagine Enea, condotta in collaborazione con le Università “Roma Tre” e “Roma Tor Vergata” su un campione di 240 mila autovetture, per un totale di 9 milioni di spostamenti monitorati.

Il Micromobility Compatibility Index (MCI)

I ricercatori dell’ENEA, al fine di realizzare un’analisi più accurata, hanno sviluppato un nuovo indice, denominato Micromobility Compatibility Index (MCI). Quest’ultimo misura la potenziale compatibilità delle infrastrutture viarie con i mezzi di micromobilità (soprattutto e-bike e monopattini) per tutta l’area metropolitana di Roma suddivisa in circa 1.400 zone. Il terreno d’indagine ha evidenziato un buon potenziale di sviluppo della mobilità alternativa, sebbene le differenze marcate tra quartieri, più o meno dotati di infrastrutture, incidano molto. Se si prende in considerazione la soluzione di viaggio che prevede la combinazione di monopattino e mezzi di trasporto pubblici, le percentuali più elevate di domanda potenziale di micromobilità si registrano, ad esempio, lungo le linee B1 e C della metropolitana.

L’approccio metodologico

L’approccio metodologico utilizzato permette di replicare lo studio per tutte le città che dispongono di banche dati su mobilità individuale, infrastrutture viarie e servizi di trasporti, identificando le aree urbane a maggiore potenziale di sviluppo della micromobilità. Carlo Liberto, ricercatore del Laboratorio ENEA Sistemi e Tecnologie per la Mobilità Sostenibile, ha dichiarato: “Siamo partiti fissando due soglie di distanza massima percorribile dai mezzi elettrici, 6 chilometri per le bici e 3 chilometri per i monopattini, tenendo conto delle caratteristiche delle infrastrutture, dell’accessibilità e dei costi dei servizi di sharing, presenti nelle diverse zone della città. Si è considerato che saranno più inclini ad adottare soluzioni di micromobilità elettrica quegli utenti che si muovono in zone con una prevalenza di piste ciclabili o di strade a velocità ridotta, laddove la percezione di sicurezza è maggiore”. I risultati ottenuti potrebbero tornare utili a un fornitore di servizi di micromobilità condivisa per valutare meglio in quali aree della città e, persino, presso quali fermate della metropolitana proporre il servizio di biciclette e monopattini elettrici. 

Articoli correlati