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Stop alla tassa sull’energia prodotta da fonti rinnovabili: anche la Lega tra i sostenitori

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Le commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera approvano l’emendamento per lo stop annuo da 10 euro/Kw posto a carico dei titolari di impianti di produzione di energia green, con potenza superiore a 20 kW.

Una tassa sulle rinnovabili in Italia

Il comma 2 del quarto articolo del DL Energia introduceva una tassa sulle rinnovabili in Italia, disponendo infatti che i titolari di sistemi produttivi alimentati dalle FER, e dalla potenza superiore a 20 kW, pagassero per i primi tre anni un contributo annuale di 10 euro ogni kW installato.

Ma con un emendamento accolto con favore dalle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera, e presentato in testo identico dalla Lega e da tutti i gruppi parlamentari eccetto Forza Italia e Fratelli D’Italia, la situazione adesso sarà diversa, con l’abolizione della tassa sull’energia green prevista dal provvedimento originale tra il primo gennaio 2024 e il 31 dicembre 2030.

Il fondo per le Regioni

L’Italia infatti, per quanto riguarda lo sviluppo delle FER, sta sicuramente ottenendo dei risultati importanti. Le ultime rilevazioni Terna mostrano infatti che, nel 2023, le fonti alternative hanno coperto il 36,8% dei consumi totali, sottolineando la crescita di sistemi energetici più puliti, ma soprattutto il contributo derivato dalla produzione idroelettrica, tornata in linea con i valori storici.

I deputati della Lega in disaccordo con la decisione della Meloni inoltre, dopo aver mostrato soddisfazione per l’emendamento approvato, hanno anche sottolineato che rimarrà invece il fondo per le Regioni, finanziato con parte delle somme ottenute dalle quote delle aste in riferimento all’emissione di anidride carbonica. L’obiettivo?

Tale capitale dovrebbe essere utilizzato per la digitalizzazione, oltre che per l’accelerazione degli iter burocratici a supporto degli impianti green.

I rischi

Di certo, la nuova tassazione avrebbe sicuramente creato dei rischi per il Paese, con ulteriori polemiche che avrebbero potuto allontanare la Nazione dalle ambizioni del PNIEC e del PNRR, portando a un costo ancora più elevato dell’energia.

Tutto questo, avrebbe anche determinato uno stop nella nuova disponibilità di posti di lavoro, creando magari l’ennesimo collo di bottiglia per la transizione energetica.

Si vedrà con il tempo quali saranno le conseguenze del Decreto Energia per il Paese, con la speranza che non venga mai intaccata la protezione della sicurezza energetica e la crescita delle rinnovabili.

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