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Il nucleare ritorna in Italia mascherato da fonte rinnovabile

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Il nucleare sarà incluso nel mix energetico italiano per la lotta al cambiamento climatico. La mozione votata in Parlamento parla chiaro: “rivedere le scelte di politica energetica e investire in energia nucleare”, perché le fonti rinnovabili, da sole, non sarebbero in grado di raggiungere gli obiettivi del Fitfor55.

Il “si” della Camera al nucleare

Dopo ben due referendum che sembravano averlo “bannato” per sempre dal territorio italiano, il nucleare ritorna, stavolta mascherato da energia rinnovabile. Il Governo Meloni nei mesi scorsi aveva già dato chiari segnali di apertura in questo senso. Le dichiarazioni del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto PIchetto Fratin e del vice ministro Vannia Gava, così come la posizione ambigua assunta dal Paese rispetto alla nuova alleanza per il nucleare voluta dalla Francia, davano il sentore di cosa sarebbe accaduto. Adesso, con il via libera della Camera alla mozione di maggioranza anche gli ultimi dubbi sono stati spazzati via. 

La mozione di maggioranza sul nucleare

Nell’interpellanza presentata in sede parlamentare, si chiede al Governo di inserire il nucleare di quarta generazione tra le fonti di energia alternativa. Il testo approvato a Montecitorio fa riferimento agli obiettivi europei di decarbonizzazione fissati dal Fit for 55 e agli impegni internazionali nella lotta al cambiamento climatico, definendoli difficilmente raggiungibili con il solo utilizzo di energie da fonti rinnovabili. Allo scopo, dunque, di sopperire alla maggiore richiesta di energia elettrica e alla crisi internazionale determinata dalla guerra tra Russia e Ucraina, si propone di rivedere le scelte di politica energetica considerando le possibilità di utilizzo dell’ energia nucleare nel mix energetico nazionale. Al fine di evitare “opposizioni preconcette”, si legge nel documento, il governo dovrà favorire una campagna di informazione oggettiva, ossia basata su rigore scientifico. 

Un passo indietro sulle rinnovabili

Il “si” della Camera al nucleare potrebbe essere interpretato come la sconfitta del comparto italiano delle rinnovabili, in crescita ovunque nel mondo. Secondo i dati riportati dall’International Energy Agency (IEA), infatti, da marzo 2022 ad oggi la spesa mondiale in fonti energetiche rinnovabili è aumentata di 500 miliardi di dollari e si prospetta un incremento del 50% degli investimenti entro il 2030 (oltre 2 trilioni di dollari annui). Mantenendo questi ritmi, le FER nei prossimi anni potrebbero coprire una buona fetta del fabbisogno energetico mondiale. Perché, quindi, fare dietro front? A detta del Governo, per confermare l’obiettivo di zero emissioni al 2050, e partecipare attivamente, in sede europea e internazionale, a ogni opportuna iniziativa volta ad incentivare lo sviluppo di nuove tecnologie destinate alla produzione di energia (nucleare) per scopi civili.

La posizione dell’Europa

La mozione proposta e votata in Parlamento, ricalca, in parte, le linee dettate dalla Comunità Europea. Nella proposta di regolamento dell’Unione europea presentata il 16 marzo 2023, con la quale si istituisce un quadro di misure per favorire la produzione di tecnologie a zero emissioni, cosiddetto Net Zero Industry Act, sono state incluse le tecnologie avanzate per produrre energia da processi nucleari con rifiuti minimi dal ciclo del combustibile. Lo stesso Commissario europeo all’energia, Kadri Simson, parlando ai parlamentari della Commissione industria dell’Europarlamento, non ha negato la possibilità di creare un’industria europea per il settore, ponendo l’accento sulla questione sicurezza e la promozione della competitività dei piccoli reattori modulari.

Favorire lo sviluppo di accordi e partnership internazionali

Sembra quasi che la decisione sia stata presa per creare sinergie con gli altri Paesi Europei. D’altronde Bulgaria, Croazia, Finlandia, Francia, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia e Ungheria hanno chiesto che il nucleare venga inserito nella “tassonomia degli investimenti verdi” della Commissione. Nel testo presentato dalla maggioranza c’è una lunga e ricca lista d’impegni, 11 in tutto, tra i quali si distingue quello in cui si prospetta di valutare in quali territori, al di fuori dell’Italia, la produzione di energia nucleare possa soddisfare il fabbisogno nazionale di energia decarbonizzata e, dunque, a considerare l’opportunità di promuovere e favorire lo sviluppo di accordi e partnership internazionali tra le società nazionali e/o partecipate pubbliche e le società che gestiscono la produzione nucleare al fine di poter soddisfare il suddetto fabbisogno nazionale. 

La reazione del Dicastero

La reazione del MASE in merito alla mozione approvata in Parlamento sull’energia nucleare non tarda ad arrivare, e in una nota congiunta il Ministro e il Viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto e Vannia Gava, dichiarano: “Ringraziamo l’intero Parlamento, maggioranza e opposizione, per aver mantenuto l’impegno di confrontarsi sul tema del nucleare e di aver dato un preciso indirizzo al Governo. La ricerca e la sperimentazione in questi ultimi decenni hanno fatto passi enormi. Il nucleare di quarta generazione, secondo gli scienziati, è sicuro quanto pulito. Ci confronteremo ora con i partner europei e valuteremo, con la massima attenzione, come inserirlo nel mix energetico nazionale dei prossimi decenni con l’obiettivo di raggiungere, anche con l’aiuto del nucleare, gli obiettivi di decarbonizzazione stabiliti dall’Unione Europea, sino a quello finale della neutralità climatica del 2050”.

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