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Stoccaggio ad aria nelle profondità del mare. L’innovazione Baromar

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Un sistema ad aria compressa per accumulare energia da fonti rinnovabili nelle profondità marine. Che la vera alternativa alle batterie agli ioni di litio sia la soluzione progettata dall’israeliana BaroMar?  

Un sistema di stoccaggio che sfrutta la pressione dell’ acqua

Depositare energia pulita a 700 metri di profondità per risolvere il problema dell’intermittenza delle fonti rinnovabili. L’obiettivo della BaroMar, startup israeliana, è creare un’alternativa alle batterie elettrochimiche sfruttando un sistema sperimentale che riprende il principio di funzionamento del CAES (Compressed Air Energy Storage), un accumulatore di energia molto particolare. Mentre nel CAES l’aria viene compressa in caverne o serbatoi sotterranei, per poi essere rilasciata e generare elettricità quando necessario, nella soluzione adottata dalla Baromar, è l’acqua a fare da protagonista. 

Serbatoi in cemento e acciaio

Per comprimere l’aria in grandi serbatoi è necessario che questi depositi siano realizzati per resistere a forze considerevoli. Tuttavia, la pressione esercitata dall’acqua è sicuramente tra le più efficaci per bilanciare la spinta dell’aria compressa immagazzinata. É, infatti, falso che un sistema di stoccaggio pensato per essere posizionato sui fondali marini dovrà essere più resistente dei metodi tradizionali. Anzi. La pressione idrostatica dell’acqua esterna si equilibra con la pressione dell’aria interna, rendendo compatibili con la funzione di accumulo anche serbatoi meno resilienti di quelli terrestri. Baromar, ad esempio, per la costruzione di questi ultimi si avvale di materiali come cemento ed acciaio.   

Come funziona il sistema di stoccaggio

Il meccanismo di funzionamento del serbatoio è semplice. Il contenitore viene riempito di acqua marina e dotato di valvole alla base. In presenza di un eccesso di energia generata da fonti rinnovabili, entrano in gioco un compressore ed un generatore posizionati sulla terra ferma. Il compressore può immettere nei serbatoi fino a 70 bar di aria, volti a spingere fuori l’acqua di mare. Nel momento in cui è richiesta energia, i serbatoi fanno rientrare l’acqua di mare e restituiscono l’aria compressa alla terraferma che attiverà il generatore di energia elettrica.

L’impianto pilota a Cipro

La tecnologia innovativa vedrà il suo primo impianto pilota a Cipro, per il quale è prevista  un’efficienza di circa il 70%, se pur con una capacità limitata di 4 MWh. Si tratta dello stesso coefficiente del più grande impianto CAES del mondo, quello di Zhangjiakou in Cina, il quale, però, è in grado di vantare una capacità compresa tra i 100 MW e i 400 MW/h. Nelle sue proiezioni commerciali, BaroMar prospetta che il sistema CAES sottomarino permetterà a un impianto di 100 MW per 1 GWh, funzionante per 350 giorni all’anno per 20 anni, di arrivare a un costo livellato di stoccaggio di 100 dollari per MWh. Un costo decisamente inferiore alla media che, sempre secondo BaroMar, si aggira mai al di sotto dei 131 dollari per MWh.

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