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Rinnovabili: 3,1 GW prodotti in Italia nei primi 9 mesi del 2023, ma obiettivi lontani

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Nei primi 9 mesi del 2023, si arriva in Italia a 3.122 MW (3,1 GW), di nuova potenza rinnovabile, e quindi il 57% in più rispetto allo stesso periodo del 2022. Questo emerge dall’Osservatorio Fer realizzato da Anie Rinnovabili, che sottolinea quanto però i traguardi da raggiungere al 2030 siano ancora troppo lontani.
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I dati

I dati che emergono dall’Osservatorio Fer realizzato da Anie Rinnovabili dipingono una situazione ben precisa. Le fonti alternative sono in crescita nel 2023, portandosi però dietro una problematica ancora attuale: i traguardi raggiunti non sono sufficienti per soddisfare gli obiettivi contenuti nella nuova bozza del PNIEC.

Ciò che emerge dall’analisi è che in Italia, nei primi nove mesi di quest’anno, sono stati installati 3.122 MW di nuova potenza rinnovabile (3,1 GW), arrivando a un + 57% rispetto allo stesso periodo del 2022.

Parliamo di una generazione energetica così suddivisa: 2.804 MW di fotovoltaico, 305 MW di eolico e 13 MW di idroelettrico. Al 30 settembre poi, le Fer ammontavano a 63.838 MW, coprendo il 37% del fabbisogno nazionale.

Si tratta dunque di numeri importanti, che dimostrano i passi in avanti compiuti fino a oggi. Bisogna però anche rendersi conto che tutto questo è sufficiente, perché si dovrebbero installare almeno 10 GW all’anno di fonti green per rispettare gli obiettivi europei di decarbonizzazione.

Potenzialità nel Paese

Anie Rinnovabili sottolinea come le potenzialità nel Paese ci siano, considerando che alla scarsità di materie prime, come gas, carbone, lignite o petrolio, si contrappone la ricchezza di acqua, sole e vento.

Non mancano però neanche i problemi. Per l’associazione, l’intoppo principale, sta nello sblocco degli iter autorizzativi, con diverse difficoltà che si sommano e per le quali non si riesce mai a trovare un compromesso.

Queste circostanze non fanno altro che far allungare i tempi su realizzazione di siti importanti, come può essere la costruzione di un parco eolico o di una centrale solare, che esigono anche un grande capitale che non sempre viene messo così facilmente a disposizione.

Per 10 anni poi, dal 2012 al 2021, le rinnovabili sono rimaste ferme in Italia, senza compiere nessun progresso. La situazione si è poi evoluta con lo scoppio della crisi energetica e della guerra in Ucraina, che hanno spinto tutti i governi nazionali, compreso quello italiano, a considerare la transizione circolare e il passaggio alle fonti green come una priorità assoluta.

I prezzi aumenteranno

L’associazione però, dai dati pubblicati sottolinea anche che le Fer producono oggi l’elettricità a minor costo rispetto alle fonti fossili, ma che questi prezzi aumenteranno ulteriormente a causa di due misure legislative recentemente introdotte, che potrebbero rendere meno attrattivi gli investimenti nell’energia pulita.

La prima è quella contenuta nel decreto legge Sicurezza Energetica n. 181/2023, che prevede un contributo di 10 €/kW che tutti gli impianti green, diversi da geotermico ed idroelettrico e con una potenza superiore a 20 kW, dovranno versare al GSE nei primi tre anni dall’entrata in esercizio. La seconda invece, contenuta nella Legge di Bilancio, introduce la tassazione dei diritti di superficie a cui saranno sottoposti i proprietari.

La situazione generale

La situazione generale dunque è questa: i costi delle rinnovabili sono in aumento a causa di una serie di fattori, tra i quali l’inflazione, l’aumento dei prezzi delle materie prime e le nuove misure legislative.

In particolare, per l’idroelettrico sono previsti ulteriori incrementi di costi per il biennio 2024-2025. Per quanto riguarda il fotovoltaico invece, nel terzo trimestre del 2023 sono stati installati 70.019 impianti, per complessivi 426 MW nel segmento residenziale, e dunque in calo del 20% rispetto al secondo trimestre, ma in aumento per quel che concerne il settore commerciale e industriale.

Sulle installazioni eoliche invece, in Italia si sono mantenute sostanzialmente stabili, con circa 95 MW di nuova potenza installata. Anche in questo caso però, il contributo per nuove realizzazioni è in forte calo (-63%), e questo evidenzia ancor di più che bisogna sforzarsi maggiormente per cambiare le cose.

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