Roma, 04/10/2024 Notizie e approfondimenti sui temi dell’Energia in Italia, in Europa e nel mondo.

Lo stato dell’energia in Europa. Dalla dipendenza dal Gas a quella dall’Uranio. Intervista (video) all’On. Dario Tamburrano, Europarlamentare

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1) Lo scorso 11 settembre la Commissione Europea ha pubblicato il Rapporto sullo Stato dell’Energia 2024, dal quale emerge che l’Europa sta rispettando la tabella di marcia sia in termini di sviluppo delle energie rinnovabili, sia di autonomia degli approvvigionamenti (soprattutto di gas). Quali sono, secondo lei, le principali criticità da affrontare nel prossimo futuro, anche in riferimento all’ultimo Rapporto di Mario Draghi, ex presidente della Banca centrale europea e alla nuova composizione della Commissione europea annunciata dalla Presidente Von der Leyen.

Green Deal cambio di passo rispetto all’VIII legislatura

“Sicuramente, la prima Commissione Von der Leyen, con l’annuncio del Green Deal e il pacchetto “Pronti per il 55%” ha operato bene. Un cambio di passo rispetto all’ottava legislatura, per quanto riguarda l’autonomia strategica energetica dell’Unione Europea, almeno inizialmente negli annunci e nella prima parte della legislatura.

L’inversione di marcia

Successivamente c’è stato un certo cambio di direzione, iniziato già con il Regolamento per la tassonomia degli investimenti sostenibili, che nella proposta della Commissione Europea escludeva il gas e l’energia nucleare. Dopo quelle forme energetiche sono state reintrodotte. Quindi, a metà della legislatura, quegli annunci di totale decarbonizzazione con i quali noi eravamo perfettamente in linea, sono andati cambiando di direzione, intensità e di obiettivi.

Il Net Zero Indusrty Act

Sicuramente molto è stato fatto nella direzione giusta, ma noi rileviamo fin dalla seconda parte della legislatura e ancora di più verso la fine della legislatura, un cambio di direzione. Nel Piano per un’industria a emissioni net zero (Net Zero Industry Act), nella proposta regolatoria della Commissione europea il nucleare era citato, diciamo, quasi di striscio. Si è poi passati non solo a considerare piccoli reattori nucleari, ma nel testo approvato, che è quello vigente, si parla del nucleare di qualsiasi tipo.

L’hype sul nucleare

C’è un hype sul nucleare. Io sono appena intervenuto in plenaria chiedendo “con l’uranio di chi?”. Perchè se dobbiamo parlare di autonomia strategica, al netto di tutte le altre questioni e criticità delle quali si può discutere, del nucleare c’è un problema di approvvigionamento.

Dalla dipendenza dal Gas a quella dall’Uranio

Passiamo da una dipendenza dal gas russo, a un’altra dipendenza, strategica e grave, dalle importazioni di uranio, ma soprattuto da quei fornitori che a livello globale, sono in grado di fornire uranio arricchito, ossia il combustibile che può essere utilizzato in questi fantomatici piccoli reattori modulari (Small modular Reactor). Per questi ultimi ci sono degli annunci, ma non mi risulta che la filiera industriale sia pronta. Non risulta che sia una tecnologia matura sulla quale puntare per una strategia energetica e per la decarbonizzazione. Al momento la ROSATOM russa è la fornitrice, con il 53%, della quantità di uranio arricchito necessaria ad alimentare gli Smr.

L’impatto ambientale del “fraking” per il GNL

Un’altra criticità che riguarda un’altra dipendenza e anche una questione climatica, è il fatto che noi abbiamo sostituito gran parte del gas russo con l’importazione di gas naturale liquefatto (GNL), per lo più americano. Il procedimento di estrazione impiegato è il fraking, che ha un alto impatto ambientale nei territori in cui viene estratto, e un alto impatto globale sia per le emissioni generate durante l’estrazione, sia per l’inefficienza energetica durante il processo, prima di liquefazione e poi di trasporto e rigassificazione. Inoltre, va detto che i rigassificatori sono impianti ad alto rischio e c’è anche una qustione relativa ai costi. Il GNL ha dei costi molto alti e lo vediamo in bolletta […].

Il mercato elettrico

Un’altra criticità riguarda il mercato elettrico. Ci chiediamo come mai si sia delineata una forma di mercato che sostanzialemente è una “pezza a colori” del vecchio modello. Il mercato elettrico è nato in un contesto di energia fossile e di produzione centralizzata. Il nuovo modello dovrebbe essere basato sulle rinnovabili, invece ci sono gli adattamenti al vecchio modello senza una vera rivoluzione. É un aggiornamento che non riteniamo possa risolvere efficacemente i problemi.

Il costo agli utenti finali

Perarltro è stato proposto e poi approvato senza adeguati studi di impatto e non vi è quello che è “l’elefante nella stanza”, ovvero il disaccoppiamento del costo agli utenti finali, imprese e famiglie del KWh prodotto dall’energia fossile e quindi in questo caso dal gas, al Kwh prodotto dalle energie rinnovabili. Questo comporta delle questioni. Dall’ instabilità dei prezzi, che tendenzialmente, anche per questioni geopolitiche andranno verso l’alto, e la volatilità del prezzo, che impedisce ad aziende e famiglie di pianificare i prorpi budget, personali e industriali.

Le energie rinnovabili

Sappiamo che le fonti di energia rinnovabile hanno un costo tendenzialemente elevato, ma stante la diminuzione del costo, ad esempio, del fotovoltaico, e l’alto costo dell’energia, il tempo di ritorno dell’investimento dell’energia rinnovabile è abbastanza ridotto e soprattutto basta a dare stabilità ai prezzi. Quindi vi è la possibilità di avere prezzi sempre fissi.

2)In questi ultimi mesi ha presentato diverse interrogazioni alla Commissione europea, due delle quali riguardanti l’applicazione del diritto europeo alla partecipazione dei cittadini alla gestione della domanda di energia elettrica. Di cosa si tratta?

É vero che il TIDE, il testo integrato per il dispacciamento elettrico italiano prevede dal 2025 di assolvere alle disposizioni europee. Noi abbiamo presentato queste interrogazioni per dare un segnale. Le lentezze e le inefficienze nel recepimento di alcune norme europee in materia di transizione energetica rinnovabile avvengono con estrema lentezza. Oggi è arrivata la risposta della Commissione che cita che dal 2025 queste norme dovrebbero essere comunque ottemperate. Ora la Commissione ha scritto nero su bianco che sorveglierà poi l’area di attuazione.

Comunità energetiche rinnovabili

Ci troviamo di fronte a delle innovazioni che sono non sono solo innovazioni legislative, ma anche sociali, come la norma per le comunità energetiche, la partecipazione ai meccanismi di flessibilità dei cittadini. Nella Direttiva sul Mercato Elettrico del 2019, sono previsti degli aggregatori. Di questi in Italia non c’è ancora traccia, e siamo nel 2024. Si inizierà nel 2025. Questo vale anche per le comunità energetiche […].

La questione delle colonnine elettriche

C’è un’altra questione sulla quale, nei prossimi mesi , batterò di più i pugni sul tavolo. É la questione dei costi delle ricariche elettriche in Italia. Non possiamo pensare di elettrificare se, in primis, il costo all’utente finale dell’energia elettrica, che sia di origine fossile o rinnovabile, di fatto rimane uguale. Perché mai le persone dovrebbero pensare a elettrificare, quando il pensiero comune è che il risparmio non è poi così tanto. Perché poi dovrebbero passare alla mobilità elettrica quando a conti fatti, in Italia, muoversi con un veicolo elettrico ha un costo sovrapponibile, poco più o poco meno a seconda dei modelli dell’automobile, al costo della benzina o del diesel (mentre negli altri Paesi questi costi sono mediamente la metà). In italia c’è un probblema di volontà politica sulla questione della transizione alla mobilità elettrica. Abbiamo tantissime colonnine, vuote perché non c’è questa spinta politica. La tecnologia è andata avanti, i prezzi stanno scendendo e scenderanno ancora di più per l’acquisto dell’automobile, però poi quando devi fare il pieno alla batteria ti trovi di fronte a un problema. Si tratta di colonnine che peraltro, sono state realizzate con fondi pubblici, perché ci sono delle misure del PNRR che hanno permesso di ampliare la rete di ricarica dei veicoli elettrici in Italia. Fondi pubblici che poi non vengono utilizzati e non vanno incontro alle reali necessità, sia della decarbonizzazione che dei costi della mobilità dei cittadini e delle aziende.

3) Tornando sul piano locale, invece, qual è il contenuto dell’interrogazione presentata alla Commissione UE sull’inceneritore a Roma

La questione scottante deriva dal fatto che in Italia invece di ridurre il numero degli inceneritori si pensa a costruire di nuovi. Abbiamo bisogno di inceneritori esistenti e potenzialmente di nuovi, semplicemente perché non operiamo sulla riduzione del carico dei rifiuti. Se noi operassimo con la prevenzione come prevedono comunque molte disposizioni europee, non ci sarebbe bisogno di nuovi inceneritori e anche quelli esistenti verrebbero in qualche maniera “affamati”. L’obiettivo è affamare gli inceneritori esistenti […].

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