Le due superpotenze tornano al tavolo dopo il flop di Ginevra. In ballo c’è la stabilità dei mercati globali, tra dazi, terre rare e tecnologia.
Il vertice a Londra
Gli Stati Uniti e la Cina si incontrano di nuovo, questa volta nella capitale britannica, nel tentativo di allentare la spirale di tensioni commerciali che, da mesi, agita i mercati globali. Al centro del confronto, uno dei dossier più sensibili e strategici: il controllo cinese sulle terre rare, minerali essenziali per tecnologie di punta, difesa e transizione energetica.
De-escalation dopo il fallimento di Ginevra?
La posta in gioco è alta. Il summit di Londra, che vede coinvolti alti rappresentanti economici e commerciali di entrambe le nazioni, potrebbe rappresentare un punto di svolta dopo il fragile accordo raggiunto a Ginevra lo scorso 12 maggio — rapidamente naufragato tra accuse reciproche di aver violato gli impegni presi.
Quell’intesa prevedeva una tregua di 90 giorni per iniziare a ridurre i dazi doganali, molti dei quali arrivati a livelli a tre cifre dopo il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Ma il tempo stringe: la tregua scade ad agosto. Se non verrà prorogata, Washington potrebbe reintrodurre tariffe superiori all’attuale soglia del 10%, con pesanti ricadute sui mercati finanziari.
Basti pensare che, già dopo l’annuncio dell’accordo di maggio, gli indici azionari avevano reagito con euforia: l’S&P 500, che ad aprile aveva toccato un -18% dopo il varo dei dazi del cosiddetto “Liberation Day”, oggi è tornato a soli due punti percentuali dal record storico di metà febbraio.
Le ferite ancora aperte
Ma se l’accordo di Ginevra ha riportato fiducia nei mercati, ha anche dimostrato quanto sia fragile la cooperazione tra Washington e Pechino. Restano sul tavolo questioni di fondo: la crisi del fentanyl, il futuro di Taiwan, le restrizioni USA su studenti cinesi e tecnologie sensibili, e le critiche al modello economico cinese, ritenuto eccessivamente controllato dallo Stato e sbilanciato verso l’export.
“C’è stata confusione, forse voluta, su ciò che era stato realmente concordato”, ha dichiarato Josh Lipsky, direttore per l’economia internazionale dell’Atlantic Council. “Hanno lasciato troppe zone grigie, e ora ne stanno pagando il prezzo.”
Tra i punti più spinosi, le terre rare: Pechino ha rallentato l’export di magneti essenziali per l’industria americana — dai veicoli elettrici ai sistemi di difesa — mentre Washington ha bloccato forniture di chip e software avanzati destinati alla Cina.
Diplomazia e mosse tattiche
Nel frattempo, la diplomazia prova a ricucire. Dopo un colloquio telefonico definito “cordiale”, il Ministero degli Esteri cinese ha riferito che Trump avrebbe espresso la volontà di accogliere più studenti cinesi nelle università americane. Il presidente USA, da parte sua, ha rilanciato con ottimismo sui social: “I colloqui andranno molto bene”.
A rappresentare Washington a Londra ci saranno il Segretario al Tesoro Scott Bessent, il Segretario al Commercio Howard Lutnick e il Rappresentante per il Commercio Jamieson Greer. La delegazione cinese sarà guidata dal vicepremier He Lifeng.
Un primo segnale di apertura è arrivato sabato, quando la Cina ha annunciato l’approvazione di alcune richieste di esportazione di terre rare — pur senza specificare verso quali Paesi o settori. Una mossa che ha fatto seguito all’affermazione di Trump secondo cui Xi Jinping si sarebbe impegnato a ripristinare i flussi interrotti ad aprile.
“Vogliamo che le terre rare e i magneti tornino a fluire come prima, senza cavilli tecnici a bloccare tutto”, ha ribadito Kevin Hassett, capo del Consiglio Economico Nazionale USA, intervenendo a CBS.
Una trattativa fragile, ma cruciale
Sebbene la recente telefonata tra i due leader abbia riacceso le speranze a Wall Street, gli investitori restano prudenti. Finora, l’unico accordo commerciale firmato da Trump nel suo secondo mandato è quello con il Regno Unito.
Londra potrebbe offrire l’occasione per ripartire da basi più solide. Ma tra mosse tattiche, interessi divergenti e una fiducia tutta da ricostruire, il cammino verso una vera intesa resta in salita.