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Rinnovabili, svolta Ue: “Meno di un anno per autorizzare nuovi impianti”

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L’Europa prova ad accelerare sulla transizione energetica pulita, favorendo un percorso autorizzativo per la realizzazione di impianti rinnovabili più rapido e semplificato. Ecco le misure adottate per la revisione della direttiva contenuta nel piano REPowerEU.

REPowerEU, la revisione della direttiva sulle rinnovabili

La sicurezza energetica dell’Unione europea passa necessariamente per le fonti energetiche rinnovabili. Per questo il Consiglio europeo ha raggiunto un accordo per delle modifiche piuttosto rilevanti alla direttiva rinnovabili contenuta nel piano REPowerEU.

Intanto, si legge nella nota stampa ufficiale che accompagna l’intesa, si sono stabiliti tempi autorizzativi per nuovi impianti molto più rapidi che quelli attuali. Ma non solo, è stato anche fissato un obiettivo minimo per la quota di rinnovabili nel mix energetico dell’Unione (forse un po’ al ribasso rispetto alle attese), da raggiungere entro la fine del decennio.

Questo accordo rappresenta un’importante aggiunta al lavoro in corso sulla direttiva energie rinnovabili. Autorizzazioni più rapide in aree che possono produrre i migliori risultati, senza danneggiare l’ambiente, ci consentiranno di distribuire l’energia pulita nelle nostre reti in maniera più omogenea a veloce. Questo è il modo migliore per diventare indipendenti dall’energia russa e contribuirà anche notevolmente ai nostri obiettivi climatici”, ha dichiarato Jozef Síkela, ministro ceco dell’industria e del commercio.

I punti chiave adottati dal Consiglio

Il Consiglio ha fissato la quota di fonti rinnovabili nel mix energetico europeo ad “almeno” il 40% entro il 2030 (rispetto alla proposta di 32,5% avanzata nel 2018 e alla proposta della Commissione contenuta nel REPowerEU del 45%).

Dall’entrata in vigore della nuova direttiva, i Paesi europei avranno 18 mesi circa per mappare le aree nazionali più idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili, ovviamente nel rispetto di principi di sostenibilità ambientale già adottati dall’Unione.

Entro 30 mesi, invece, gli Stati dovranno presentare dei piani con all’interno già designate le aree strategiche (su terra, acque interne o mare) in cui avviare gli impianti.

Ogni piano sarà comunque soggetto ad un’attenta valutazione di impatto ambientale, anche se semplificata.

Semplificazioni burocratiche per accelerare sulle rinnovabili

Le semplificazioni burocratiche, infatti, sono il vero cavallo di battaglia della direttiva. Il Consiglio ha deciso che per il rilascio delle autorizzazioni relativi agli impianti a fonti rinnovabili non dovranno passare più di 12 mesi (24 mesi in caso di progetti offshire).

Il limite scende a sei mesi nel caso di repowering degli impianti, per gli impianti con capacità inferiore ai 150 KW, per i sistemi di accumulo e interconnessione alla rete (12 mesi in caso di impianti offshore, soprattutto eolici).

Per gli impianti fotovoltaici solari, in particolare, gli Stati membri hanno concordato che il processo autorizzativo non dovrà comunque superare i tre mesi.

Oltre alla direttiva sulle energie rinnovabili (RED), sono in fase di revisione anche la direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (EPBD) e la direttiva sull’efficienza energetica (DEE), tutte e tre contenute nel piano REPowerEU.

Giornalista

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