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La Germania spenderà 50 miliardi di euro per la decarbonizzazione industriale entro il 2045

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Il ministro tedesco per l’azione per il clima e l’economia, Robert Habeck, ha dichiarato: “I nuovi contratti per il clima consentiranno al Paese di evitare 350 milioni di tonnellate di CO2 entro il 20245”. Un’iniziativa di sostegno all’industria anche in chiave di competitività globale, ma che richiederà grande capacità di spesa da parte di Berlino.

La Germania vuole un’industria più green

L’industria pesante rimane il vero motore dell’economia e del PIL della Germania. Ma il Governo di Berlino vuole raggiungere la leadership nel settore della decarbonizzazione, anche per sfruttare i nuovi standard green in chiave di maggiore competizione globale (soprattutto nei confronti delle imprese americane sostenuta dall’Inflation Reduction Act, o IRA).

Per fare questo il Governo tedesco ha annunciato l’introduzione dei nuovi contratti sul clima entro la fine del 2023.

I Carbon Contracts for Difference sono uno strumento innovativo creato dall’Unione europea proprio per incentivare aziende ed industria a ridurre le emissioni di gas serra, segnatamente la CO2.

Berlino ha da tempo reso pubblico l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2045 e per far questo ha bisogno dei contratti per il clima, da siglare il prima possibile soprattutto con alcune industrie pesanti strategiche per il Paese: acciaio, cemento, carta, vetro, chimica.

Costi e vantaggi della transizione

Secondo quanto riportato da cleanenergywire.org, il ministro tedesco per l’azione per il clima e l’economia, Robert Habeck, ha dichiarato: “I nuovi contratti per il clima consentiranno al Paese di evitare 350 milioni di tonnellate di CO2 entro il 20245, che equivale a circa un terzo del totale dei tagli alle emissioni inquinanti attesi per raggiungere gli obiettivi climatici del Paese per la metà del secolo”.

I contratti non servono solo a migliorare le performance climatiche e ambientali del Paese, ma anche a sviluppare nuove tecnologie green e quindi vanno considerati come risposta all’IRA statunitense.

Stando a quanto alle stime del think tank sulla politica energetica Agora Energiewende, l’operazione potrebbe costare alle casse della Germania tra 40 e 50 miliardi di euro entro la fine del 2045.

Giornalista

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