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Silicio e perovskite per celle fotovoltaiche mignon. Il progetto GOVP

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Enea, Università di Napoli Federico II, Tor Vergata di Roma, Istituto italiano di tecnologia, Università di Perugia, di Catania e di Pavia e l’azienda BeDimensional, stanno lavorando ad un ambizioso progetto finalizzato alla realizzazione di celle fotovoltaiche di dimensioni ridotte, ma dall’efficienza energetica potenziata. GOVP mette a frutto il know-how dei partner offrendo nuove applicazioni a silicio e perovskite.

Nuovi materiali sostenibili

Dispositivi in silicio e perovskite per celle fotovoltaiche di dimensioni ridotte. Il progetto GOPV, coordinato da ENEA e che vede la partecipazione delle Università di Napoli “Federico II”, Catania, Perugia, Roma Tor Vergata e Pavia, l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e l’azienda BeDimensional, si prefigge di impiegare nuovi materiali nella produzione di pannelli fotovoltaici ad alta efficienza energetica, più economici e meno ingombranti. 

Come mettere a frutto il know-how internazionale

Finanziato dal Ministero per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica, nell’ambito delle attività della Ricerca di Sistema Elettrico finalizzate all’innovazione tecnica e tecnologica a totale beneficio degli utenti, GOPV mette a frutto il notevole know-how maturato dai diversi partner in ambito internazionale, puntando alla realizzazione di dispositivi in silicio e perovskite del tipo “tandem”, cioè che prevedano due celle deputate ognuna ad assorbire efficacemente una regione spettrale della luce, idonee per costruire moduli fotovoltaici ad alta resa e dalle dimensioni ridotte.

Formulazioni chimiche alternative

Per quanto riguarda i dispositivi in perovskite, si studieranno formulazioni chimiche alternative a quelle maggiormente in uso di tipo ibrido, organico-inorganico, che possono contenere piombo, e che saranno prodotte anche attraverso tecnologie di evaporazione termica, per valutare processi scalabili anche su aree più grandi. Per quelli al silicio, invece, il progetto studierà nuovi materiali da utilizzare nelle celle a eterogiunzione, più trasparenti rispetto ai film sottili di silicio comunemente utilizzati. Saranno poi indagati nuovi materiali, anche bidimensionali, in grado di offrire valide alternative all’ossido di indio e stagno (ITO), molto utilizzato nei settori dell’elettronica e dell’energia, per fronteggiare eventuali criticità legate alla limitata disponibilità dell’indio. Accanto alla ricerca su materiali e dispositivi, saranno inoltre individuate nuove infrastrutture di ricerca per un ulteriore sviluppo dei risultati.

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