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L’Italia dice no a un’alleanza nucleare 

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L’Italia non parteciperà alla riunione organizzata oggi da Parigi con 11 Paesi Ue, per costruire insieme un’alleanza nucleare. Quali le ragioni?

Il rifiuto dell’Italia a un’alleanza nucleare

Si è svolta ieri (lunedì 27 febbraio) la prima giornata del Consiglio Informale dell’Energia e dei Trasporti a Stoccolma, durante la quale a margine, la ministra francese per la transizione energetica Agnes Pannier-Runacher ha annunciato di voler “riunire tutti i Paesi che hanno un posto nel nucleare europeo, che sarà uno degli strumenti, insieme alle rinnovabili, per raggiungere i nostri obiettivi di neutralità”. 

“Lo scopo – ha continuato – è creare l’alleanza nucleare e lanciare un segnale forte nei vari negoziati Ue”, ma l’Italia non sembra voler far parte del tavolo ristretto, organizzato con altri 11 Stati membri: Romania, Bulgaria, Slovenia, Repubblica Ceca, Svezia, Slovacchia, Polonia, Ungheria, Croazia, Paesi Bassi e Finlandia.

Secondo Parigi, il Paese avrebbe dato il suo consenso all’iniziativa, ma la notizia è stata poi smentita dal Mase: “non è prevista oggi la presenza di nessun rappresentante italiano a incontri che avranno per oggetto la tematica nucleare”. Ma a cosa è dovuto il rifiuto? Qual è la posizione del Paese sul nucleare?

Il nucleare in Italia: i referendum del 1987

Sull’invito francese ne era già stato informato nei giorni scorsi il ministro italiano dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, che proprio per l’occasione aveva sottolineato la posizione del Paese facendo riferimento alla scelta presa nel 1987, quando gli italiani vennero chiamati alle urne per votare 5 referendum abrogativi, sui quali si raggiunse in tutti il quorum e una percentuale maggiore di “sì”.

Nessuno di questi aveva direttamente come oggetto l’abbandono del nucleare, ma tre nello specifico chiedevano di abolire le norme sulla realizzazione e gestione delle centrali. Ad influenzare la campagna elettorale sicuramente furono l’incidente di Three Miles Island del 1979 (quando in Pennsylvania si verificò la fusione parziale del nocciolo della centrale omonima) e il disastro di Černobyl’ del 1986. 

La posizione del governo italiano sul nucleare

La posizione sull’argomento del ministro Pichetto Fratin è ormai nota: sembrerebbe favorevole al nucleare di quarta generazione, che si basa sull’utilizzo di reattori sperimentali innovativi che potrebbero garantire più efficienza e più sicurezza. 

Ma sulla base del referendum del 1987, il Mase sa bene che non si possono prendere delle scelte affrettate, e non si può partecipare a un incontro come quello organizzato dalla ministra francese Pannier-Runacher senza prima coinvolgere l’intero governo, il Parlamento, i costituzionalisti e, soprattutto, i cittadini.

Ma è possibile che la marcia indietro del Paese sulla riunione di oggi sia in realtà avvenuta dopo la pioggia di critiche da parte del Movimento 5 stelle, che si è manifestato contrario a una possibile partecipazione italiana. Una posizione che non sposa totalmente le parole del vicepremier Matteo Salvini, che ha sempre ribadito che investire sul nucleare di ultima generazione sia un dovere sociale, economico e ambientale.

Insomma, essere parte del tavolo organizzato dalla Francia avrebbe potuto mettere oggi il Paese in una posizione scomoda, considerando che sull’argomento non è ancora stato interpellato il popolo e non si è raggiunta una quadra tra con l’opposizione. 

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