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Fusione nucleare e Corea del Sud: resistere per più tempo ai 100 milioni di gradi Celsius

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Il dispositivo ‘KSTAR’ della Corea del Sud, a sostegno della fusione nucleare, è in continua evoluzione. Parliamo di un tema che su di sé sta tirando moltissima attenzione con la promessa di produrre, in futuro, più energia di quanto ne venga al momento consumata.

‘KSTAR’

‘KSTAR’ (Korea Superconducting Tokamak Advanced Research) è un dispositivo realizzato in Corea del Sud allo scopo di creare delle condizioni estreme per la fusione nucleare sostenuta, replicando così lo stesso processo che alimenta il Sole e altre stelle.

In che modo? Utilizzando un tokamak che permette al sistema di controllare il plasma e raggiungere i 100 milioni di gradi Celsius, cercando di resistere il più a lungo possibile.

Il primo record della tecnologia coreana risale al 2018, quanto tali temperature sono state mantenute per 1,5 secondi. Negli anni successivi poi, si è arrivati a 8 secondi nel 2019, e a 20 secondi nel 2020, con il traguardo più recente del 2022 che visto il KSTAR sostenere resistere per 30 secondi.

Con gli ultimi aggiornamenti, sarebbe possibile mantenere tali prestazioni per periodi ancora più estesi, puntando anche agli oltre 300 secondi sostituendo nel tokamak il carbonio con il tungsteno, materiale noto per il suo alto punto di fusione.

Obiettivi

Suk Jae Yoo, presidente dell’istituto di ricerca Korea Institute of Fusion Energy, ha fornito delle informazioni più precise spiegando che, tra gli obiettivi di tutto il Paese, c’è quello di arrivare al 2025 a superare ogni limite e ottenere nuovi traguardi.

Il KSTAR è considerato uno dei più avanzati fra i reattori sperimentali al momento esistenti per la fusione, insieme a quello avanzato dalla Chinese Academy of Sciences che, nel 2021, è arrivato a 120 milioni di gradi mantenuti per 101 secondi. Lo scopo finale alla fine resta sempre lo stesso: progettare future centrali a fusione utilizzabili a livello commerciale.

I progressi nel settore

In generale continuano i progressi nel settore, con tokamak sviluppati in America anche dagli studenti e con la Cina che annuncia la costruzione dell’impianto di ricerca più grande di tutto il Paese orientale. L’italiano Francesco Sciortino poi, CEO dell’azienda Proxima Fusion, sta invece lavorando per costruire uno stellarator in Germania.

Dopo il successo raggiunto di recente dagli scienziati del National Ignition Facility (NIF), che hanno prodotto una reazione dalla quantità energetica maggiore rispetto a quella consumata, si punta adesso a realizzare reattori sempre più potenti, rafforzando la ricerca su come trovare il giusto compromesso tra temperatura e densità della materia, al fine di confinare la massa di plasma per un tempo sempre più prolungato.

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