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Acqua e ferro per aumentare la longevità delle batterie: più di 1.000 cicli di carica e scarica

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Un nuovo prototipo di batteria scoperta dai ricercatori del Pacific Northwest National Laboratory, a Washington. Si tratta di un dispositivo a base acqua e ferro in grado di resistere a più di 1.000 cicli di carica e scarica. La tecnologia, al termine dello stress test, ha mantenuto il 98,7% della sua capacità massimale.

Più di 1.000 cicli di carica e scarica

Dal Pacific Northwest National Laboratory (PNNL) arriva una nuova batteria a base acqua e ferro, in grado di resistere a più di 1.000 cicli di carica e scarica. Parliamo di tecnologie a flusso che utilizzano tali sostanze come elettroliti, e sono in grado di garantire maggiore sicurezza, durata e sostenibilità ambientale rispetto ai sistemi di accumulo più tradizionali.

Per quanto riguarda il suo funzionamento, ci sono dunque alla base di una serie di reazioni chimiche fondamentali per immagazzinare e rilasciare energia. Entrando più nello specifico, la struttura è costituita da 2 serbatoi separati e da 2 elettrodi formati da materiali porosi e non tossici, essenziali per rendere l’apparecchio più green e per aumentarne la longevità.

La tecnologia dei ricercatori americani inoltre, ha già dato prova di grandi resistenze a livello energetico, arrivando a mantenere, fino al termine di uno stress test, il 98,7% della sua capacità massimale, e questo è di certo un risultato storico nel mondo dello stoccaggio.

I problemi

Nonostante i vantaggi, questo genere di dispositivi presenta anche dei problemi, che riguardano soprattutto la densità energetica, più bassa rispetto al solito. Altro limite è una minore tensione di uscita in confronto a quella di altre batterie, il che potrebbe creare delle difficoltà sull’applicabilità del prodotto.

Per quanto riguarda l’efficienza energetica, le loro prestazioni potrebbero anche essere leggermente inferiori rispetto a quelle garantite dalle pile al litio, il che può comportare perdite di energia durante il processo di carica e scarica.

Come intervenire

Come intervenire dunque? Per il Pacific Northwest National Laboratory, la soluzione va ricercata nell’elettrolita liquido a base di fosfato a pH neutro. Si tratta di una sostanza, chiamata trifosfonato azotato, che funziona perfettamente combinata con il ferro, e che riesce a immagazzinare elettricità pulita per un periodo di tempo piuttosto prolungato.

L’aspetto più interessante, è che si tratta di un materiale disponibile in commercio in quantità industriali, utilizzato generalmente utilizzata per inibire la corrosione negli impianti di trattamento delle acque.

Proprio per questo, potrebbe essere più facilmente recuperabile, nonostante non sia mai stato studiato per l’uso nelle batterie a flusso. I test compiuti dal PNNL rappresentano dunque un’assoluta novità per il settore.

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