Roma, 08/12/2024 Notizie e approfondimenti sui temi dell’Energia in Italia, in Europa e nel mondo.

Rapporto Svimez. Lo shock energetico manda in recessione il Sud Italia, -0,4% di PIL nel 2023

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Il nuovo Rapporto Svimez sull’economia e la società nel Mezzogiorno

L’emergenza energetica che ha colpito l’Italia si abbatte con più forza sulle regioni del Mezzogiorno. Secondo l’edizione 2022 del Rapporto Svimez, il prodotto interno lordo (Pil) del nostro Meridione si potrebbe contrarre fino allo -0,4% nel 2023, mentre quello del Centro-Nord, pur rimanendo positivo a +0,8%, segnerebbe un forte rallentamento rispetto al 2022. Il dato medio italiano dovrebbe attestarsi invece intorno al +0,5%.

Questa dinamica negativa per l’economia nazionale si tradurrebbe anche con una crescita delle famiglie in povertà: 760 mila nuovi poveri causati dallo shock inflazionistico (287 mila nuclei familiari), di cui mezzo milione al Sud.

Considerando l’inflazione acquisita per l’anno in scorso dell’8% per tutte le voci di spesa (dato previsionale Istat riferito a ottobre 2022), si osserva un incremento dell’8,9% per i beni alimentari e del 34,9% per la voce “abitazione, acqua, elettricità e spesa per combustibili”.

Cresce la povertà, prospettive migliori solo dal 2024

A causa dei rincari dei beni energetici e alimentari l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta potrebbe crescere di circa un punto percentuale salendo all’8,6%, con forti eterogeneità territoriali: +2,8 punti percentuali nel Mezzogiorno, contro lo 0,3 del Nord e lo 0,4 del Centro.

Con riferimento alle famiglie, a subire maggiormente le conseguenze dei rincari della bolletta energetica e dei beni di prima necessità sono i nuclei a reddito più basso, per i quali l’incidenza dei costi “incomprimibili” arriva a coprire circa il 70% dei consumi totali. Queste famiglie sono maggiormente concentrate nel Sud Italia.

A questo si aggiunge che l’aumento dei prezzi di energia elettrica e gas si tradurrebbe in un aumento in bolletta annuale di 42,9 miliardi di euro per le imprese industriali italiane; il 20% circa (8,2 miliardi) a graverebbe sull’industria del Mezzogiorno, il cui contributo al valore aggiunto industriale nazionale sarebbe tuttavia inferiore al 10%.

Unica nota positiva arriva dalle stime per il 2024, che secondo il Rapporto dovrebbe essere un anno di ripresa, sulla scia del generale miglioramento della congiuntura internazionale, unitamente alla continuazione del rientro dall’inflazione che scende al +2,5% e +3,2% nel Centro-Nord e nel Mezzogiorno nell’anno. Si stima che il PIL aumenti nel 2024 dell’1,5% a livello nazionale, per effetto del +1,7% nel Centro-Nord e dello +0,9% al Sud.

Le sfide per il Governo, prima di rutto attuare il Pnrr

Al Governo italiano il compito di affrontare in maniera decisa alcune sfide molto rilevanti in termini non soltanto economici, ma soprattutto sociali.

Per prima cosa va assicurata continuità alle misure contro il caro energia: per mitigare l’impatto sui bilanci di famiglie, soprattutto le più fragili per le quali i rischi di una nuova povertà energetica sono più concreti; a favore delle imprese, per salvaguardarne l’operatività.

In seconda battuta è essenziale accelerare sul fronte delle misure di rilancio degli investimenti pubblici e privati dando priorità alla politica industriale attiva per ampliare e ammodernare la base produttiva soprattutto meridionale, condizione imprescindibile per la creazione di buona occupazione.

Alla base di tutto, però, rimane l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr): “consolidandone la finalità di coesione economica, sociale e territoriale; potenziando le misure di accompagnamento degli Enti territoriali nella realizzazione delle opere; rafforzando il coordinamento del Piano con la politica di coesione europea e nazionale e con la politica ordinaria”.

Giornalista

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