Roma, 08/12/2024 Notizie e approfondimenti sui temi dell’Energia in Italia, in Europa e nel mondo.

Istat in audizione alla Camera. Freguja: “Prezzi beni energetici cresciuti del 51% nel 2022, sono causa primaria dell’inflazione”

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Come ha spiegato Freguja in Commissione, “la causa principale dell’inflazione è l’aumento dei prezzi dei beni energetici, +50,9% in media d’anno nel 2022, a fronte del +14,1% del 2021”. Il rincaro dell’energia elettrica è stato pari al +110,4%, contribuendo per il 2,2% al tasso di inflazione annuo. Quello del gas è stato pari al +73,7%, contribuendo all’inflazione per l’1,39%.

L’Istat in audizione alla Camera

In quest’audizione l’Istat presenta un breve quadro dell’andamento dell’inflazione nel corso del 2022, con particolare riferimento ai prezzi dei prodotti energetici e dei carburanti.

L’inflazione è arrivata in Italia ad un livello tra i più alti mai raggiunti negli ultimi quarant’anni. Secondo stime dell’Istituto nazionale di statistica (Istat), nell’ultimo trimestre dell’anno passato il dato è arrivato al +11,8%.

Un andamento che, secondo quanto affermato da Cristina Freguja, Direttrice della Direzione centrale per le statistiche sociali e il welfare, in audizione alla X Commissione “Attivita’ produttive, commercio e turismo” della Camera dei Deputati, ha lasciato in eredità al 2023 un’inflazione acquisita pari al +5,1% (la crescita media che si avrebbe nel 2023 se i prezzi rimanessero stabili per tutto l’anno).

Durante lo scorso anno, i prezzi al consumo hanno registrato una crescita del +8,1%, sulla base dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per la collettività (o indice Nic), contro appena l’1,9% del 2021.

È l’energia la spina nel fianco dei Governi europei

Alla base di questa situazione che nonostante i vari appelli e controappelli di politica, finanza ed economica, rimane assolutamente critica, come ben sappiamo, c’è l’andamento esasperato dell’aumento dei prezzi dei beni energetici.

Come ha spiegato Freguja in Commissione, “la causa principale dell’inflazione è l’aumento dei prezzi dei beni energetici, +50,9% in media d’anno nel 2022, a fronte del +14,1% del 2021, in particolare di quelli non regolamentati e, in seconda battuta, dei beni alimentari”, questi ultimi a +8,8%, da +0,5%.

Una piccola variazione a nostro favore si è individuata nell’ultimo trimestre del 2022, a dicembre, quando la variazione dell’indice Nic p stata pari all’11,6% (invece che 11,8%), frutto di una lieve diminuzione dei prezzi dei beni energetici (da +67,6% a +64,7%.

Prezzi dei prodotti energetici (luce e gas) e impatto sull’inflazione

Le tensioni provenienti dal mercato dell’energia elettrica e dal mercato del gas metano (assieme ad altre risorse energetiche e prodotti derivati) hanno avuto degli effetti profondi sul dato dell’inflazione in Italia e nel resto d’Europa.

Da gennaio 2021, i prezzi del gruppo Energia elettrica, gas e altri combustibili hanno fatto registrare una progressiva accelerazione: “la dinamica più accentuata è quella relativa ai prezzi dell’Energia elettrica, che nel primo trimestre 2022 sono risultati del 75,4% più elevati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.3 Dopo una lieve flessione misurata nel secondo trimestre dell’anno, le tariffe elettriche hanno ripreso rapidamente a crescere, salendo nell’ultimo trimestre al +178,7%. In media d’anno – ha detto Feguja – l’aumento dei prezzi dell’energia elettrica è stato pari al +110,4%, contribuendo per

Il 2,2% al tasso di inflazione annuo (+8,1%)”.

Stesso discorso, ma con un profilo minore, vale per il gas: “Il tasso tendenziale di variazione dei prezzi del Gas di rete ha registrato una netta risalita, attestandosi nell’ultimo trimestre al +99,4%. Come conseguenza di tale andamento, la variazione media annua della spesa per il gas è risultata pari al +73,7%, con un impatto sulla dinamica dell’indice generale dell’1,39%”.

Sul gas proprio ieri il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha rassicurato tutti su un probabile calo del 40% del costo del gas a partire dal mese di febbraio. In pochi ci credono, ma fino alla conferma o la smentita dell’Arera con le nuove tariffe (che comunicherà proprio in questi giorni), non possiamo fare altro che prenderne atto e riportare un calcolo generale basato sull’andamento del mercato europeo.

Carburanti alle stelle

Riguardo ai carburanti, invece, la dirigente Istat ha spiegato che “la variazione media annua dei prezzi del gasolio per auto è stata pari al 22,1%, con un impatto sul tasso di inflazione del 4,2%”.

I prezzi della benzina, invece, sono risultati dell’11,8% più elevati rispetto al 2021, contribuendo per 2,3 decimi di punto al tasso di inflazione.

Uno scenario ancora molto instabile e che è fonte di preoccupazione tra imprese e famiglie, quello dei carburanti. Proprio oggi si sono registrati ulteriori aumenti del prezzo al distributore e c’è attesa per il 5 febbraio prossimo, quando dovrebbe scattare l’embargo ai prodotti petroliferi russi (che fa seguito all’avvio delle sanzioni contro il greggio di Mosca da parte dell’Unione europea del 5 dicembre 2022).

Il timore è che il prezzo della benzina e del diesel alla pompa potrebbe crescere ancora di più, anche perché non ci sono più i tagli agli accise.

Come ha sottolineato il Codacons in una nota: “Questo significa una riduzione di 600.000 barili di gasolio al giorno in Europa, quantità che nel corso del 2022 i Paesi europei hanno acquistato dalla Russia. La corsa agli accaparramenti e la necessità di ottenere scorte da Paesi più distanti, come Stati Uniti e Cina, porterà a maggiori costi di trasporto e a un generale incremento dei listini dei prodotti raffinati, con effetti diretti sui prezzi alla pompa”.

C’è da notare che sicuramente compreremo come Europa il petrolio e i prodotti derivati dalla Cina, che a sua volta acquista dalla Russia (ad un flusso di 1,1 milioni di barili di petrolio al giorno a novembre 2022, contro i 670 mila del 2021).

Giornalista

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