Roma, 14/05/2024 Notizie e approfondimenti sui temi dell’Energia in Italia, in Europa e nel mondo.

L’Inspiegabile no dell’Italia allo stop delle auto a benzina e diesel nel 2035

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In Italia contraddirsi risulta essere piuttosto semplice. Pur condividendone gli obiettivi di decarbonizzazione, il Paese dirà no alla proposta di Regolamento europeo che prevede il bando dei motori a combustione nel 2035. Il perché? Risulta difficile comprenderlo.

L’incontro

Si sarebbe dovuta tenere oggi la riunione degli ambasciatori dei Paesi Ue (Coreper I) per discutere della proposta di Regolamento che vieta la produzione e la vendita di auto e van con motori termici al 2035. Invece stamattina, la presidenza di turno svedese del Consiglio Ue, ha comunicato che l’incontro si terrà venerdì prossimo. 

A complicare le cose, il no dell’Italia, e anche i dubbi della Germania, della Polonia e della Bulgaria, al punto chiave previsto dal Regolamento: l’obbligo di immettere sul mercato solo auto e furgoni a zero emissioni a partire dal 2035. 

Perché l’Italia dice no 

Il mese scorso, il Parlamento europeo, riunito in seduta plenaria, si è espresso sulla questione, che è stata oggetto di uno scontro duro tra chi si dichiarava favorevole e chi no. 

Alla fine, con 340 voti sì e 279 no, gli eurodeputati hanno approvato un accordo per ridurre le emissioni di CO2 per nuove auto e furgoni, fino ad arrivare a generarne zero entro il 2035. 

Ma su questa proposta, ci sono dei limiti considerati “troppo rigidi” per il governo italiano. E così, mentre altri Stati compiono un passo avanti per il raggiungimento di quegli obiettivi che prevedono il conseguimento di una neutralità climatica nel 2050, il Paese guidato da Giorgia Meloni ne fa due indietro. 

Per l’esecutivo, la scelta dell’elettrico non deve rappresentare l’unica via per arrivare alla decarbonizzazione, ma bisogna avvalersi anche di altre soluzioni. Ma la verità è che incentivare e sostenere questo settore potrebbe immettere energia pulita nell’ambiente e fare la differenza nel processo di transizione circolare. 

Secondo il Global Electric Vehicle Outlook dell’IEA del 2022, la vendita di auto elettriche, dal 2021 in poi, ha registrato un incremento netto. Però, per far sì che questa crescita sia costante, sono necessari maggiori sforzi per diversificare la produzione di batterie e le forniture di minerali, e serve anche più sostegno politico e investimenti, soprattutto in Italia.

L’Italia non è l’unico paese a mostrarsi contrario

Anche la Germania ha espresso la propria contrarietà al punto centrale della proposta, sostenendo, come l’Italia, che le alternative alle auto elettriche ci sono, e gli e-fuel (combustibili liquidi o gassosi prodotti tramite processi alimentati da energia rinnovabile) rendono un’auto termica pulita quanto una elettrica. In particolare, alcuni esponenti del governo tedesco credono che bisogna lasciare aperta la porta per continuare a utilizzare motori a combustione ma con carburanti a zero emissioni. 

Gli stessi dossier e le stesse critiche presentate dai due Paesi, vengono confermate dalla Polonia e dalla Bulgaria, che potrebbe anche astenersi dal voto. 

Le posizioni del ministro Urso e del ministro Pichetto Fratin

Comprendere le ragioni di un no ad un obiettivo così importante come quello dello stop delle auto a benzina e diesel per sostenere la decarbonizzazione non è di certo scontato, anzi. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha commentato così oggi lo slittamento del voto: “Con il nostro no abbiamo svegliato l’Europa. Speriamo che altri comprendano che è l’ora della ragione, non certo della rassegnazione. Su tutti i dossier saremo in campo sino alla clausola di revisione del 2026. Cambiare si può”

Mentre, per il ministro dell’Ambiente e della Transizione Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, i target ambientali vanno perseguiti attraverso una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa, pianificata e guidata con grande attenzione. Entrambe le posizioni sembrano solo essere delle ulteriori difficoltà che potrebbero rallentare e intralciare quel percorso circolare e quel cambiamento che altri Stati nel mondo hanno già intrapreso da tempo, come Cina e Stati Uniti che vedono sempre di più crescere le loro produzioni e vendite di BEV (veicoli elettrici a batteria) e stanno monopolizzando il mercato europeo. 

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