Roma, 14/05/2024 Notizie e approfondimenti sui temi dell’Energia in Italia, in Europa e nel mondo.

Consiglio UE. I dubbi del Governo sulla doppia transizione, ma le imprese sono sempre più green&digital

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Al via oggi il Consiglio europeo (26-27 ottobre), uno dei più delicati visti i venti di guerra che soffiano su Israele, Palestina e Ucraina. Al centro non solo le crisi diplomatiche e geopolitiche, anche i problemi economici e la sfida della transizione digitale ed ecologica, a cui la nostra Premier non sembra credere. Ma i dati ci dicono che è su digitale e green che le imprese italiane hanno puntato. E c’è già un meccanismo UE per assicurare una transizione giusta ed equa.

La Premier Meloni al Consiglio europeo

Ha preso il via oggi la due giorni del Consiglio europeo (26-27 ottobre) in cui i leader dei Paesi membri dell’Unione europea dovranno discutere di temi particolarmente caldi, in chiave geopolitica, con Israele e Ucraina al centro, ma anche economico-finanziaria e competitiva.

Sul tavolo, infatti, ci sono diversi argomenti chiave come l’evolversi della situazione in Medio Oriente, il proseguimento del sostegno all’Ucraina in relazione alla guerra di aggressione della Russia, il bilancio a lungo termine dell’Unione, i flussi migratori e le relazioni esterne con gli attori principali sullo scacchiere globale.

Ci sarà modo di discutere sulla nostra economia e competitività, di quali misure adottare per garantire la nostra prosperità a lungo termine. La competitività dell’UE ha sempre tratto vantaggio dalla sua economia di mercato aperta, imperniata sul mercato unico. Dobbiamo ora adottare una posizione collettiva in un mondo in cui altri attori e partner internazionali sovvenzionano pesantemente la loro industria e le loro imprese”, si legge nella Lettera d’invito del presidente Charles Michel ai membri del Consiglio europeo.

Le diverse crisi politiche e i conflitti in corso non solamente vanno affrontate perché c’è gente che muore, soprattutto civili innocenti, ma rendono più instabile l’equilibrio internazionale tra i grandi attori continentali.

Come ha spiegato ieri la Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni:L’allargamento del disordine nello scenario mondiale conviene solo a chi ha interesse a metter fine al complesso sistema di regole sul quale si basa la convivenza pacifica tra gli Stati”.

Chips Act, materie prime critiche, STEP. Meloni: “Siamo sempre a favore dell’autonomia strategica, ovvero della sovranità”

La stessa Meloni ha poi sottolineato senza indecisioni i temi che le stanno più a cuore in relazione al Consiglio: crescita economica, innovazione tecnologica e neutralità tecnologica per quel che riguarda la transizione green.

Il tema della sovranità, cioè della piena autonomia strategica in campo energetico, tecnologico ed economico, ovviamente occupa un posto di primo piano nell’agenda della Premier italiana.

Tutto ciò che parla di autonomia strategica, sostanzialmente di sovranità, dell’Unione europea viene da questo governo sostenuto. Mi riferisco al Chips Act, la legge europea sui semiconduttori; al critical raw materials Act, la legge sulle materie prime critiche, e, appunto, a STEP, l’iniziativa per le tecnologie critiche. In buona sostanza mi riferisco a tutto ciò che serve a sostenere la doppia transizione, verde e digitale, limitando e auspicabilmente diminuendo la nostra dipendenza dai Paesi terzi, in particolare modo dalla Cina e dai Paesi asiatici”, si legge nel documento pubblicato sul sito del Governo italiano.

C’è la “proposta di Regolamento “STEP”, la piattaforma che rappresenta il primo embrione di un “fondo sovrano europeo”, che secondo la Premier “consentirà di investire insieme nuove risorse sui settori tecnologici più avanzati e, in questo contesto, di rendere più flessibile l’utilizzo delle risorse esistenti, in particolare in ambito di coesione”.

Il Governo, nelle parole della Meloni, ritiene quindi “che imporre a tappe forzate alcuni provvedimenti del Green Deal senza aver precedentemente agito per ridurre le nostre dipendenze strategiche sia un errore che rischia di impattare pesantemente sui cittadini che potrebbero trovarsi a pagare un prezzo insostenibile alla doppia transizione”.

L’unica via praticabile, in sostanza, è per la Presidente del Consiglio, insistere “su criteri di gradualità e di sostenibilità economica e sociale, sul principio di neutralità tecnologica e su strumenti finanziari di incentivazione e di accompagnamento per le imprese e per i cittadini”.

Al Governo non piace la doppia transizione? Ma è su questa che si basa la crescita economica italiana

Ma sulla doppia transizione ormai l’economia italiana cresce e si dimostra più resiliente del previsto, anche considerando tutto quello che è accaduto dal 2020 ad oggi.

Secondo uno studio sul “Digitale in Italia” di Anitec-Assinform, il mercato digitale ha consolidato nel 2022 una crescita del 2,4% con un valore complessivo di 77.1 miliardi di euro, un incremento inferiore rispetto al PIL nazionale (+3.7%) e con andamenti differenziati tra i diversi segmenti. La crescita più rilevante riguarda i Servizi ICT, con +8.5% e 14.8 miliardi di euro, sostenuta principalmente dai servizi di cloud computing e di cybersecurity.

Stando poi al Rapporto GreenItaly, realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere, con la collaborazione del Centro Studi Tagliacarne, sono oltre 531 mila le aziende che nel quinquennio 2017-2021 hanno deciso di investire in tecnologie e prodotti green: il 40,6% delle imprese nell’industria ha investito, valore che sale al 42,5% nella manifattura.

Guardando alle performance economiche è possibile comprendere anche le ragioni che spingono le imprese a investire in prodotti e tecnologie verdi. Le imprese eco-investitrici sono infatti più dinamiche sui mercati esteri rispetto a quelle che non investono (il 35% delle prime prevede un aumento nelle esportazioni nel 2022 contro un più ridotto 26% di quelle che non hanno investito) percentualmente aumentano di più il fatturato (49% contro 39%) e le assunzioni (23% contro 16%).

Green Deal necessario

La transizione energetica può di fatto diventare un grande cantiere da cui tirare fuori crescita, benessere e sicurezza, per imprese, famiglie e investitori. Se come è accaduto fino ad oggi si tratta questo percorso solo come mera posizione ideologica, c’è il rischio che diventi davvero solo una questione ideologica e quindi di contrasti e divisioni.

Il Green Deal europeo vale 1000 miliardi di euro e la transizione energetica ed ecologica ne è il pilastro principale. Sul pericolo di un costo troppo alto per i cittadini e le imprese, il piano prevede già il meccanismo per una transizione giusta, che mira a garantire una transizione equa e giusta verso un’economia verde e mobiliterà investimenti significativi nel periodo 2021-2027 per sostenere i cittadini delle regioni maggiormente colpite dalla transizione.

Giornalista

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