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Il fotovoltaico wireless, in parte italiano, funziona e trasmetterà energia solare spaziale sulla Terra

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Dopo quasi 6 mesi dal lancio in orbita del prototipo ideato dai ricercatori del California Institute of Technology, allo scopo di installare pannelli solari sullo spazio e trasmettere l’energia prodotta sulla Terra, si è scoperto che la tecnologia funziona davvero, e potrebbe rivoluzionare il settore delle rinnovabili.

L’esperimento dei ricercatori californiani

I ricercatori californiani della Caltech hanno dimostrato, per la prima volta, che si può davvero trasmettere energia spaziale alla Terra.

In che modo? Attraverso un dispositivo chiamato MAPLE (Microwave Array for Power-transfer Low-orbit Experiment) che immagazzina l’elettricità utilizzando due pannelli fotovoltaici sullo spazio, ed è montato sul satellite Space Solar Power Demonstrator.

Space Solar Power Demonstrator

Space Solar Power Demonstrator è il prototipo che è stato lanciato dal team americano lo scorso 3 gennaio. Adesso, a quasi 6 mesi di distanza, ne è stato accertato il funzionamento.

Si tratta però di una tecnologia che è parte di un programma molto più ampio, guidato dai professori Ali Hajimiri, e dall’italiano Sergio Pellegrino del Caltech, che lo hanno integrato nella missione Transporter 6 di SpaceX. 

Con MAPLE si è riusciti non soltanto a far accendere dei LED, ma anche a trasferire energia sul pianeta Terra convertendola in corrente continua e inviandola attraverso un raggio di onde radio, per mezzo di un ricevitore collocato sul tetto del Gordon and Betty Moore Laboratory of Engineering, nel comune statunitense Pasadena. 

L’importanza di questa tecnologia

L’importanza di questa tecnologia è legata soprattutto alla possibilità di mandare energia pulita ovunque e in qualsiasi momento, anche durante situazioni particolari come guerre o disastri naturali, che colpiscono spesso le infrastrutture di trasmissione a terra distruggendole.

Un impianto spaziale del genere sarebbe in grado di operare 24 ore su 24, assicurando una disponibilità totale e illimitata anche in quelle regioni del mondo che non hanno accesso a delle fonti alternative sicure.

Il fotovoltaico wireless

L’idea di portare i pannelli solari nello spazio non è molto recente, ma risale alla fine degli anni ’60. Il problema è sempre stato trasformare un concetto così surreale in realtà, con tutte le difficoltà del caso. 

Ma su questo fronte non ci si è mai arresi. A giugno 2022, la Cina ha annunciato d’aver testato a terra la prima struttura funzionante di fotovoltaico wireless, con l’obiettivo di avere una centrale sperimentale in orbita entro il 2035.

Nel Regno Unito, il governo ha commissionato una ricerca su impianti spaziali come questi per valutarne la fattibilità e l’ambizione di avere una prima stazione dimostrativa nel 2040. Il Paese, inoltre, sta collaborando con l’Arabia Saudita per fornire energia dallo spazio alla città di Neom, che dovrebbe sorgere nel 2025 nella provincia saudita di Tabuk.

L’ESA invece, si è impegnata su questo frangente finanziando diversi progetti di fotovoltaico orbitante e presentando il proprio, chiamato Solaris, che prevede l’uso di un sistema battezzato Spaced-Based Solar Power (SBSP) per raccogliere l’energia del sole da almeno 25 grandi satelliti dotati di appositi pannelli. Ognuno di questi dovrebbe avere una superficie massima di oltre 15 chilometri e orbiterebbe in modo geosincrono, a 36.000 km dalla Terra. 

Sono dunque molteplici i traguardi che si stanno raggiungendo nel settore, e l’idea è quella adesso di creare sistemi di trasferimento elettrico che siano sempre più leggeri, economici e flessibili. 

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