Roma, 13/05/2024 Notizie e approfondimenti sui temi dell’Energia in Italia, in Europa e nel mondo.

Petrolio, nel 2024 domanda vista al rialzo a 1,24 milioni di barili al giorno. La spinta del petrolchimico cinese

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Le stime sono più basse rispetto a quanto si attende l’OPEC, ma per l’Agenzia internazionale dell’energia il consumo giornaliero di barili di petrolio andrà aumentando durante l’anno in corso. Le cause sono da ricercare nel miglioramento della crescita economica mondiale e nell’effetto traino della petrolchimica cinese.

Il consumo giornaliero di barili di petrolio tornerà a crescere

Il crollo dei prezzi del petrolio nei mesi finali del 2023 ha aperto la strada al possibile aumento del numero di barili giornalieri di greggio che saranno consumati per tutto l’anno in corso.

Le stime riportate dalla Reuters sono infatti viste al rialzo, secondo dati dell’Agenzia internazionale dell’energia (Aie), e per il 2024 si attende un consumo giornaliero di 1,24 barili di petrolio.

Il dato è nettamente inferiore alla proiezione dell’OPEC di 2,25 milioni di barili al giorno per l’anno in corso.

È la Cina ha guidare l’aumento, stando alle valutazioni dell’Aie, soprattutto a causa dell’espansione del settore petrolchimico nazionale.

Si tratta della terza revisione delle stime dell’Agenzia, “dovuta al miglioramento della crescita economica e al calo dei prezzi del greggio nel quarto trimestre”, aggiungendo che “le prospettive economiche di consenso sono leggermente migliorate negli ultimi mesi sulla scia della recente svolta accomodante nella politica della banca centrale“.

Il ruolo del petrolchimico cinese

Il petrolchimico è un settore essenziale per molte altre industrie, dalla produzione di abbigliamento, pneumatici, detergenti e fertilizzanti ad innumerevoli altri prodotti di uso quotidiano.

Proprio in Cina, secondo un altro report Aie, si sono moltiplicati gli impianti petrolchimici nell’ultimo anno, con conseguente incremento della domanda di petrolio per la produzione di plastica e fibre sintetiche.

Tra il 2019 e il 2024, secondo le stime del documento, la Cina è destinata aggiungerà la stessa capacità produttiva di etilene e propilene – i due più importanti elementi petrolchimici – quanta ne esiste attualmente in Europa, Giappone e Corea messi insieme.

Ma la transizione?

Torna a crescere il consumo di petrolio dunque e paradossalmente in linea con quanto accaduto alla COP28 di Riyad.

D’altronde, nel documento finale è vero che si citano i combustibili fossili e che si invitano tutti a fare qualcosa per accelerare la transizione energetica e il percorso di decarbonizzazione delle economie, ma allo stesso tempo non ci sono date precise per il phase-out.

In realtà, le parole più chiare a riguardo restano quelle di Al Jaber: “Senza i combustibili fossili rischiamo di tornare nelle caverne“.

In barba ad ogni transizione green, i combustibili fossili restano centrali per le principali economie globali e il dato dell’Aie va in questa direzione.

Di grande rilievo il riconoscimento della urgenza di triplicare l’energia rinnovabile globale e raddoppiare il tasso di miglioramento dell’efficienza energetica entro il 2030. Allo stesso tempo, però, l’affermazione secondo cui le emissioni di gas serra globali dovrebbero raggiungere il picco entro il 2025 è stata praticamente abbandonata.

Giornalista

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