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Idrogeno, il nuovo piano giapponese da 110 miliardi di dollari

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Tokyo punta ad una politica ambientale e climatica di decarbonizzazione tutta incentrata sull’idrogeno. Entro il 2040 il Governo giapponese stima una produzione di 12 milioni di tonnellate del vettore energetico, che passeranno a 20 nel 2050. Tanti gli impieghi possibili, ma resta il nodo del colore: “verde, blu o grigio”?

Il Giappone gioca la carta idrogeno per la decarbonizzazione al 2050

Il Governo giapponese vuole puntare con maggiore impegno sugli obiettivi di decarbonizzazione da qui al 2040. Secondo quanto riportato da japantimes.co.jp, ieri è stato presentato un nuovo piano nazionale di investimenti per l’idrogeno da 110 miliardi di dollari (15 trilioni di yen) da spalmare sui prossimi 15 anni.

Questo comporterà un aumento considerevole delle quantità di idrogeno di cui dovrà disporre il Paese fino al 2040, che secondo i ministri competenti potrebbe passare da una produzione annua di 2 milioni di tonnellate del 2022 alle 12 milioni di tonnellate di fine periodo.

Come per l’Europa, anche il Giappone vede nell’idrogeno il vettore energetico del secolo, a basso impatto ambientale, che progressivamente sostituirà il gas naturale, soprattutto per alimentare le industrie più energivore, uno strumento chiave per raggiungere gli obiettivi climatici e ambientali.

Ma quale idrogeno, verde, blu o grigio?

Il problema, però, è che l’Unione europea ha espressamente parlato di idrogeno verde, che differisce dal blu e dal grigio perché non ha emissioni inquinanti, ne in fase di produzione, ne in quella di utilizzo.

Ad oggi, secondo dati dell’Agenzia internazionale per l’energia (IEA), la disponibilità di idrogeno pulito non supera l’1% del totale a livello mondiale (almeno per il 2021).

Certo per avere maggiori quantità di idrogeno verde bisogna investire nuove risorse finanziarie e neanche poche, perché se da un lato questo vettore è di grande aiuto per ridurre l’inquinamento globale, dall’altro è anche più costoso nella produzione, trasporto e distribuzione di qualsiasi altro combustibile fossile.

Una supply chain asiatica per il vettore energetico del secolo

Nostro obiettivo è realizzare una nuova catena di approvvigionamento per l’idrogeno che coinvolta tutta l’Asia – ha spiegato il ministro dell’industria, Yasutoshi Nishimura, in conferenza stampa – compresa la regione dell’Indonesia e del Pacifico, a partire dalle tecnologie di cui il Giappone è leader”.

Il Premier nipponico Fumio Kishida ha anche allargato la supply chain dell’idrogeno all’Australia, contemplando anche i Paesi del Medio Oriente.

Per fare questo il vettore dovrebbe entrare in commercio già a fine 2030, con i suoi primi impieghi in tutto il Paese, con la possibilità di poter contare su circa 3 milioni di tonnellate per la fine del decennio e di circa 20 milioni di tonnellate a fine 2050 (quanto Tokyo si aspetta il raggiungimento dell’obiettivo zero emissioni tramite il piano nazionale denominato GX).

I principali impieghi saranno a livello industriale, ma anche nei trasporti e la mobilità privata. In particolare ci sono alcuni progetti che prevedono l’idrogeno per la cattura e il riuso della CO2 (il principio che sta alla base dell’idrogeno blu)

Giornalista

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