Tra le misure più significative, il piano propone il divieto di nuovi contratti per l’importazione di gas dalla Russia entro il 2025.
La roadmap
La Commissione Europea lancia oggi una nuova e decisiva fase della strategia energetica europea con la presentazione ufficiale della roadmap per porre fine, entro il 2027, a ogni importazione di gas naturale dalla Russia. Il piano, fulcro del progetto RePowerEU, punta a liberare l’Europa dalla dipendenza da Mosca, avviata dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, coinvolgendo questa volta anche le imprese private.
Il documento, illustrato dal commissario Ue all’Energia Dan Jørgensen, introduce strumenti giuridici che permetteranno alle aziende di uscire dai contratti a lungo termine con Gazprom senza subire sanzioni. Tra le novità, la possibilità di appellarsi alla “forza maggiore” per sciogliere gli accordi, eludendo le onerose clausole “take-or-pay” che impongono il pagamento fino al 95% delle forniture, anche in caso di mancata consegna.
Una proposta legislativa vincolante è attesa nei prossimi mesi e dovrà ottenere il via libera dei governi nazionali. Secondo l’ex commissaria Kadri Simson, “non è accettabile acquistare gas russo quando esistono valide alternative.”
Verso l’indipendenza energetica
Dal 2022 a oggi, l’Unione Europea ha intrapreso un’importante svolta energetica: diversificazione degli approvvigionamenti, crescita delle fonti rinnovabili, e sanzioni contro il carbone e il petrolio russo via mare. Il gas, tuttavia, è rimasto escluso dalle restrizioni a causa del veto di Ungheria e Slovacchia, paesi fortemente dipendenti dalle pipeline russe. Per questo motivo Bruxelles ha cercato strade alternative che non richiedano l’unanimità dei 27 Stati membri.
I risultati cominciano a vedersi: la quota di gas russo è passata dal 45% nel 2021 al 19% nel 2024, con una stima al ribasso fino al 13% nel 2025, anche grazie alla fine del transito attraverso l’Ucraina. Tuttavia, secondo il Center for Research on Energy and Clean Air (CREA), l’UE ha speso oltre 200 miliardi di euro in energia russa dall’inizio della guerra.
Ostacoli geopolitici, le pressioni USA
La pubblicazione della roadmap, inizialmente prevista per marzo, è stata rinviata a causa delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti e delle minacce di dazi da parte di Donald Trump. Bruxelles aveva aperto alla possibilità di aumentare le importazioni di GNL americano, ma l’instabilità dei rapporti transatlantici ha frenato l’iniziativa.
Inoltre, un eventuale accordo di pace tra Russia e Ucraina, sostenuto da Washington, potrebbe riaprire la porta all’energia russa, compromettendo gli sforzi finora compiuti e allentando le attuali sanzioni.
Il nuovo equilibrio energetico europeo
Il settore energetico resta diviso sulle prospettive future. Il CEO di TotalEnergies, Patrick Pouyanné, ha dichiarato: “Non mi sorprenderei se i gasdotti dalla Siberia tornassero in funzione. L’Europa non saprebbe dire no al gas economico.” Una visione più cauta arriva da Cristian Signoretto, vicepresidente di Eni e presidente di Eurogas: “Tra vincoli legali, infrastrutture danneggiate e nuovi assetti di mercato, tornare indietro non è semplice. Oggi il sistema europeo è più stabile e diversificato.”
Anche sul piano politico emergono posizioni nette. Andres Sutt, ministro estone dell’Energia, lancia un monito: “Guardate cosa è successo nel 2022 quando la Russia ha chiuso i rubinetti. Volete davvero tornare a dipendere da Mosca? Questo è il prezzo dell’instabilità.”
Tra strategia e realismo, l’Europa cerca l’addio definitivo al gas russo
La roadmap europea per l’indipendenza energetica rappresenta un passo cruciale verso la sovranità energetica dell’UE, ma la partita resta aperta. Le prossime settimane saranno decisive per capire se il mercato accetterà le nuove regole e se Bruxelles riuscirà davvero a voltare pagina, abbandonando definitivamente il gas russo in favore di un futuro energetico più sicuro, verde e indipendente.