Il Patto per il Futuro siglato dall’ ONU ribadisce il ruolo cruciale del Comitato per gli usi pacifici dello spazio extra-atmosferico (COPUOS). In questo contesto assume nuova importanza anche la “Carta zero detriti ” firmata lo scorso maggio da 12 Stati europei, e tutte le misure che si stanno adottando ufficialmente per favorire la produzione di energia pulita da tecnologia spaziale.
Il ruolo centrale del COPUOS
Lo Spazio ed il suo potenziale energetico sono al centro del Pact for the Future, il patto che i 193 capi di Stato riuniti a New York hanno firmato per rinnovare, con nuovi e sfidanti obiettivi, la governance globale delle Nazioni Unite. In particolare, l’accordo di livello internazionale, evidenzia il ruolo cruciale del Comitato per gli usi pacifici dello spazio extra-atmosferico (COPUOS) e della “Carta zero detriti”, per la gestione delle risorse e del traffico spaziale.
Che cos’è il COPUOS
Si tratta di un Organo istituito dall’Assemblea Generale dell’ONU, nel 1959, per governare l’esplorazione e l’uso dello spazio a beneficio di tutta l’umanità. Tra i principali compiti del COPUOS c’è quello di rivedere la cooperazione internazionale in ambito spaziale, studiare le attività che potrebbero essere intraprese dalle Nazioni Unite, anche in considerazione dei problemi derivanti dallo sfruttamento dell’Universo, incoraggiando programmi di ricerca. È, infatti, proprio grazie alla ricerca che si è potuta creare una sinergia tra settore energetico e tecnologie spaziali. Ad oggi queste ultime risultano centrali per il monitoraggio delle infrastrutture critiche, con particolare riferimento alle reti energetiche, ma anche per la sincronizzazione della rete elettrica, il rilievo sismico, nonchè l’individuazione dei siti ottimali per la produzione di energia rinnovabile. Inoltre, le informazioni fornite dallo Spazio consentono di fare previsioni attendibili sulla quantità di energia proveniente da eolico e solare, stimando con precisione la produzione da richiedere ad altre fonti.
I traguardi energetici “dallo Spazio”
Com’è noto, tra gli obiettivi di sostenibilità (il settimo) promulgati a livello mondiale dalle Nazioni Unite, vi è la produzione di energia pulita. In questo contesto, l’apporto derivante dallo Spazio è fondamentale. Si pensi, ad esempio, ai sistemi globali di reti satellitari in assenza dei quali non sarebbe possibile gestire le cosiddette smart grid. Anche per quanto riguarda il fotovoltaico, questa sinergia trova applicazione in tecnologie come i pannelli solari per veicoli spaziali, impiegati quando la radiazione solare è sufficiente ad alimentare gli strumenti di bordo o i generatori termoelettrici a radioisotopi (RTG).
I satelliti solari
Non molti sono a conoscenza dei progressi fatti negli ultimi anni dai satelliti solari in merito alla distribuzione di energia pulita sulla Terra. Questa tecnologia, nota anche come powerat, progettata per catturare l’energia solare e trasmetterla alle stazioni riceventi a migliaia di chilometri l’una dall’altra in superficie, orbita attorno al nostro Pianeta. La caratteristica principale di tali satelliti consta nel fatto di essere costituiti da una serie di moduli dotati di pannelli solari fotovoltaici leggeri.
Le fonti di energia nucleare nello Spazio
Riconoscendo sia la natura pericolosa delle fonti di energia nucleare, sia la necessità del loro impego in casi particolari, nel 1978 l’Assemblea Generale dell’ONU approvò le raccomandazioni del Comitato per gli usi pacifici dello spazio extra atmosferico affinché venissero considerati formalmente gli aspetti tecnici e di sicurezza delle misure relative all’uso dell’energia dell’atomo nello Spazio (Principi NPS). In base a tali principi, adottati dall’Assemblea generale nel 1992, prima del lancio di oggetti spaziali a propulsione nucleare, gli Stati membri sono tenuti a informare il Segretario generale in merito alle valutazioni di sicurezza effettuate.
La Carta Zero Detriti
La Carta Zero Detriti, siglata a maggio 2024, è il risultato dell’impegno congiunto delle principali potenze europee per ridurre la presenza di detriti nello spazio entro il 2030. Presentata per la prima volta al vertice sullo spazio dell’ESA – ESA Space Summit – nel novembre 2023, è stata firmata da dodici nazioni: Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Germania, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Svezia e Regno Unito. Più di 100 organizzazioni hanno già annunciato di voler sottoscrivere l’iniziativa comunitaria nei prossimi mesi.
Distribuzione dei detriti spaziali intorno alla Terra
L’ESA stima che attualmente nell’orbita terrestre ci siano più di un milione di detriti spaziali con dimensioni superiori a un centimetro. Ognuno di questi oggetti è in grado di causare danni catastrofici alle infrastrutture spaziali. Se non verranno intraprese azioni rapide e decisive per migliorare la sostenibilità delle attività spaziali, la crescita esponenziale di questa popolazione di detriti rappresenterà un pericolo sempre maggiore per i satelliti e gli astronauti, rendendo alcune orbite completamente inutilizzabili.