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COP29. Finanza climatica, raggiunti 1,5 trilioni di dollari nel 2023. Non basta, ogni anno dovranno aumentare di cinque volte fino al 2030

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In un Report di preparazione in vista della Conferenza delle Parti sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (COP29), che si terrà dall’11 al 22 novembre a Baku, in Azerbaigian, il Consiglio Ue ha illustrato i dati in materia di rendicontazione finanziaria climatica. I numeri crescono ma non abbastanza, come confermato anche dal report 2024 della Climate Policy Initiative, che chiama ad un maggiore impegno fino alla fine del decennio.

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Finanza climatica, i conti europei in vista della COP29

Per avviare, sviluppare e completare la transizione ecologica è necessario canalizzare investimenti privati da completamento di quelli pubblici. Da quando la Commissione europea ha pubblicato, nel marzo 2018, il suo piano d’azione in 10 punti per lo sviluppo sostenibile, i 27 Stati membri dell’Unione hanno gettato le basi della politica comunitaria in materia di finanza sostenibile.

Lo scorso anno l’Unione europea (Ue) ha contribuito con 28,6 miliardi di euro di finanziamenti per il clima da fonti pubbliche, mobilitando allo stesso tempo 7,2 miliardi di euro di finanziamenti privati ​​per aiutare i paesi in via di sviluppo a ridurre le emissioni di gas serra e ad adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici.

In un Report di preparazione del Consiglio dell’Unione europea, in vista della Conferenza delle Parti sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (COP29), che si terrà dall’11 al 22 novembre a Baku, in Azerbaigian, sono stati illustrati i dati in materia di rendicontazione finanziaria per il clima stabilite nel regolamento sulla governance.

A Baku per un “Nuovo obiettivo finanziario per il clima”

I dati del 2023 confermano nuovamente gli sforzi risoluti dell’Unione e dei suoi Stati membri per rispettare gli impegni finanziari internazionali per il clima, in particolare per quanto riguarda l’obiettivo collettivo delle economie emergenti di mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno stabilito nel 2009.

Un obiettivo che punta dritto all’obiettivo 13 per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, dal titolo “Lotta contro il cambiamento climatico“.

A Baku si tenterà di stabilire e condividere un “Nuovo obiettivo finanziario per il clima” (New Collective Quantified Goal – NCQG), con l’obiettivo innanzitutto di supportare le economie emergenti nella transizione ecologica e quindi di ripristinare fiducia nel sistema multilaterale, stabilendo un obiettivo più trasparente e ambizioso che possa a sua volta incoraggiare i Paesi in via di sviluppo ad aumentare i propri livelli di ambizione negli impegni di riduzione delle emissioni che verranno presentati nei contributi nazionali (National Determined Contributions NDC) all’inizio del 2025.

I finanziamenti europei sono andati sempre crescendo dal 2013 ad oggi, secondo il grafico pubblicato dal Consiglio dell’Unione europea, anche se piuttosto lentamente, con una frenata nel 2021 (23 miliardi di euro) e un nuovo slancio nel 2022 (28,5 miliardi di euro) e nel 2023 (28,6 miliardi di euro).

Finanziamenti climatici globali in crescita, ma dovranno crescere di cinque volte all’anno fino al 2030

Se allarghiamo l’orizzonte al mondo intero, i finanziamenti climatici hanno raggiunto una cifra complessiva stimata in 1,5 e 1,6 trilioni di dollari nel 2023, secondo il Climate Policy Initiative.

Nel frattempo, gli investimenti nei combustibili fossili hanno continuato ad aumentare annualmente dal 2020, raggiungendo 1,1 trilioni di dollari nel 2023. Anche i sussidi ai consumatori per i combustibili fossili hanno registrato un aumento drastico dal 2020, raggiungendo un record di 1,4 trilioni di dollari nel 2022.

Nonostante i finanziamenti annuali per il clima siano più che raddoppiati tra il 2018 e il 2022, è necessario un ulteriore aumento di cinque volte per raggiungere i 7,4 trilioni di dollari necessari ogni anno fino al 2030 in uno scenario compatibile con un aumento di temperatura di +1,5°C.

Si stima che le perdite economiche evitabili entro il 2100, realizzando uno scenario di riscaldamento globale di +1,5°C, saranno comunque cinque volte maggiori dei finanziamenti per il clima necessari per raggiungere questo (sempre più difficile obiettivo) entro il 2050.

Giornalista

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