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Cop27, poche le novità introdotte

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Nel documento finale sottoscritto a margine della ventisettesima Conferenza delle parti sul Clima (Cop27) si parla di misure “rivoluzionarie”, ma di fatto il patto stretto ufficialmente il 20 Novembre a Sharm el Sheikh, non apporta grandi cambiamenti allo scenario già presentato lo scorso anno.

Un testo che non ha nulla di rivoluzionario

Nell’accordo di massima dell’edizione 2022 della Cop27, si confermano gli obiettivi già noti e divulgati in altri contesti dalla Comunità internazionale, come contenere l’aumento della temperatura globale a + 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali e ridurre progressivamente l’utilizzo di combustibili fossili grazie all’impiego sempre più massiccio delle fonti rinnovabili. Un testo che in molti hanno definito deludente e che non fa alcun riferimento a come affrontare la crisi climatica e ridurre drasticamente le emissioni di CO2 ora.

In sintesi, in un contesto geopolitico difficile, la COP27 ha condotto i Paesi a consegnare un pacchetto di decisioni che ribadisce il loro impegno, anche sotto il profilo economico mediante il potenziamento del sostegno finanziario, ma che introduce pochissime novità.

Il fondo perdite e danni per i PVS

Unica vera notizia e segno di progresso, è stata l’istituzione del fondo “Loss and damage” per risarcire delle perdite e i danni arrecati dal cambiamento climatico i Paesi più a rischio. Si tratta, per la maggior parte, di Paesi in via di sviluppo colpiti da una crisi climatica a cui non hanno contribuito direttamente.

Il fondo in questione dovrebbe diventare operativo a fine 2024, e già si stima che le risorse necessarie a riparare i danni e le perdite potrebbero arrivare a circa 380 miliardi di dollari.

Dobbiamo ridurre drasticamente le emissioni ora, e questo è un tema che questa Cop non ha affrontato. Un fondo per i loss and damage è essenziale, ma non è una risposta alla crisi climatica in grado di spazzare via una piccola isola dalle mappe, o trasformare un intero paese africano in un deserto. Il mondo ha bisogno di fare passi da gigante”, ha dichiarato il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, nel messaggio di chiusura del vertice.

Piano di attuazione di Sharm el-Sheikh

La decisione di raddoppiare la copertura finanziaria, nota come Piano di attuazione di Sharm el-Sheikh, evidenzia che la trasformazione globale verso un’economia a basse emissioni di carbonio richiede investimenti per almeno 4-6 trilioni di dollari all’anno. La fornitura di tali sovvenzioni richiede a sua volta modifiche al sistema finanziario, alle sue strutture e ai processi, coinvolgendo governi, banche centrali, banche commerciali, investitori istituzionali e altri attori finanziari.

Tra le varie preoccupazioni è emersa quella riguardante il mancato obiettivo dei Paesi “ricchi” di mobilitare congiuntamente 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020.

Anche a questo scopo i governi hanno concordato di istituire un “comitato di transizione” con il compito di formulare raccomandazioni su come rendere operativi i nuovi accordi di finanziamento e il nuovo fondo. La prima riunione del comitato di transizione dovrebbe svolgersi entro la fine di marzo 2023.

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