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Decreto Energia, alcune delle misure al varo del Consiglio dei Ministri

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Promozione delle fonti rinnovabili, sostegno alle imprese energivore e sicurezza energetica restano le priorità del Decreto Energia. Tuttavia la nuova bozza circolata in questi giorni, non riceve ancora approvazione unanime. Il provvedimento non ha, infatti, ottenuto l’ok definitivo dal Consiglio dei Ministri che sembra non riesca ad accordarsi su tre misure chiave, ossia le concessioni per l’idroelettrico, il rinvio della fine del mercato tutelato di luce e gas, e la realizzazione di un polo per l’eolico offshore al Sud. 

Fondo di Compensazione da 200 milioni di euro

Ad oggi, la normativa al varo del Governo, prevede disposizioni per incentivare le Regioni e le Province autonome a ospitare impianti a fonti rinnovabili. Più nel dettaglio, l’articolo 4 dispone l’istituzione, nello stato di previsione del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, di un Fondo di compensazione e di riequilibrio ambientale e territoriale da ripartire sul territorio a livello regionale e provinciale, allo scopo di incentivare l’installazione di impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili e, dunque, l’adozione di misure per la decarbonizzazione e lo sviluppo sostenibile. La dotazione prevista per tale Fondo è di 200 milioni di euro all’anno dal 2024 al 2032, che il Governo prevede di ricavare dai proventi delle aste delle quote di emissione di anidride carbonica. Tema controverso, quello che prevede una limitazione di applicabilità soggettiva della proposta normativa ai titolari di impianti idroelettrici. Questi ultimi sarebbero tenuti al pagamento di contribuiti per la realizzazione di misure di compensazione ambientale e territoriale ai sensi dell’articolo 12 del decreto legislativo 16 marzo 1999.

Contributo annuo per KW di potenza

Restando in tema di contributi, ad alimentare il Fondo di Compensazione ci sarebbe, in ogni caso, la quota annua da versare al GSE, pari a 10 euro per ogni chilowatt di potenza dell’impianto, per i primi tre anni dalla data di entrata in esercizio. Si tratta di una spesa a carico dei titolari di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili di potenza superiore a 20 kW, che abbiano acquisito il titolo per la costruzione degli impianti medesimi nel periodo intercorrente tra il 1° gennaio 2024 e il 31 dicembre 2030. Il Gestore dei Servizi Energetici, a sua volta, provvede a versare tali corrispettivi all’entrata del bilancio dello Stato, allo scopo di alimentare le risorse del Fondo.

Individuazione aree idonee

Fa capo sempre allo stesso Decreto, per il solo anno 2024, il riparto delle risorse del Fondo tra le Regioni e le Province autonome che abbiano provveduto con legge all’individuazione delle aree idonee all’installazione degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili di potenza superiore a 20 kW.

Le attività funzionali del Fondo

Il Decreto Energia affida al GSE le attività funzionali all’operatività del Fondo stesso, come il compito di definire e pubblicare sul proprio sito istituzionale i flussi informativi che Terna S.p.A., sulla base delle informazioni contenute nel sistema di Gestione delle anagrafiche uniche degli impianti di produzione (GAUDÌ), è tenuta a trasmettere al GSE, relativamente agli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili di potenza superiore a 20 kW. 

Fine del mercato tutelato

La fine del mercato tutelato al momento è fissata al 10 gennaio 2024 per le bollette del gas e al primo aprile per l’elettricità. Il passaggio al mercato libero però riguarda solo 5,5 milioni di utenti. Per gli altri 4,5 milioni di “vulnerabili” (poveri, malati, disabili, ultra-75enni, in zone disastrate), il mercato tutelato rimane. In molti, a partire dalle associazioni di consumatori, di fronte alla crisi energetica hanno chiesto una proroga di questa scadenza, rinvio che inizialmente era stato fissato a 6 mesi dal MASE ma che, evidentemente, non ha trovato tutti d’accordo.

Misure per lo sviluppo di un polo strategico per l’eolico galleggiante in mare

In linea con la Strategia per lo sviluppo dell’energia rinnovabile off-shore dell’Unione europea del 19 novembre 2020, che punta ad incrementare la propria capacità eolica off-shore dagli attuali 12 GW ad almeno 60 GW entro il 2030, e a 300 GW entro il 2050, la norma prevede lo sviluppo di un polo strategico per l’eolico galleggiante in mare. La bozza prevede che entro sei mesi dall’entrata in vigore del decreto vengano individuati due porti nel Mezzogiorno dove installare cantieri navali per costruire le piattaforme eoliche galleggianti e le relative infrastrutture. A tale scopo il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS), dovrebbe assegnare al MASE risorse pari a 80 milioni di euro per il 2024, 170 milioni di euro per il 2025 e 170 milioni di euro per l’anno 2026

Le risorse sono ripartite in funzione di due tipologie di obiettivi da raggiungere. Da un lato la realizzazione, nelle aree individuate, di infrastrutture volte ad assicurare l’autonomia energetica nazionale, mediante investimenti in cantieristica navale per la produzione e l’assemblaggio di piattaforme galleggianti, e dall’altro, lo sviluppo di un impianto eolico in mare, un progetto pilota, dimostrativo e operativo, destinato alla produzione di energia a servizio di una delle aree individuate.

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