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Nucleare, Fratin vola in Francia per il progetto ITER. Quale la fattibilità?

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Il ministro del MASE, Gilberto Pichetto Fratin, ha partecipato oggi alla celebrazione per il completamento dei magneti superconduttori del progetto ITER. Di cosa si tratta? A che punto siamo per la realizzazione della più grande macchina mai ideata per la fusione?

La partecipazione dell’Italia al progetto ITER

La partecipazione dell’Italia al progetto ITER non è di certo una novità. Parliamo della più grande iniziativa in termini di macchine ideate per la fusione nucleare, con l’ambizione di soddisfare l’enorme fabbisogno di elettricità pulita da qui ai prossimi anni.

Il problema è che al momento si può infatti parlare solo di ambizioni e anche piuttosto lontane, considerando che per avere tecnologie concrete come tokamak o SMR non ci né abbastanza fondi né risorse di altro tipo.

Euratom

Ma qual è il contributo del Belpaese per la buon riuscita dell’iniziativa? E a che punto siamo? L’Italia sta partecipando in quanto membro della Comunità Euratom, oltre a essere partner primario con un contributo della filiera nazionale (soprattutto da parte di aziende e laboratori specializzati) pari a 2 miliardi di euro, sui 7 in totale investiti dall’UE.

Non bisogna dimenticare che parliamo di un progetto dalla portata internazionale, che riunisce Unione Europea, Cina, India, Giappone, Corea del Sud, Russia e Stati Uniti, che insieme rappresentano più della metà della popolazione mondiale.

Le dichiarazioni

In Francia, Fratin ha incontrato una rappresentanza delle 95 unità di personale italiano impegnato in ITER, insieme al Presidente Massimo Garriba, e al Direttore Generale Pietro Barabaschi

Le sue dichiarazioni hanno evidenziato l’importanza di proseguire il lavoro avviato per assicurare pace e sicurezza energetica, puntando su una fonte che potrebbe rispondere alle esigenze di decarbonizzazione.

Il rappresentante del MASE ha poi ribadito la posizione cruciale delle aziende nazionali e delle istituzioni scientifiche impegnate nel settore, a partire da ENEA. Ma al loro impegno, va anche affiancata la consapevolezza di non poter raggiungere nulla di concreto da qui a pochi anni.

La Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile

Qualcosa è stato fatto, avviando per esempio a settembre 2023 la Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile, utile soprattutto per valutare i vantaggi da trarre di una fonte così potente ma comunque soggetta a innumerevoli rischi e difficoltà.

Procedono così i lavori in merito agli Small Modular Reactors e alle tecnologie di IV generazione, con grande orgoglio rivolto poi a tutto il personale italiano di ITER coinvolto soprattutto per quel che concerne la realizzazione di magneti superconduttori.

Il ritorno del nucleare

È ormai chiaro da tempo come ci sia dunque, da parte del governo italiano, una chiara intenzione ad arrivare a un graduale ritorno del nucleare. Tutto questo è adesso più chiaro con la versione definitiva del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima, e con l’intenzione di installare entro il 2033 i cosiddetti SMR.

Per arrivare però a un traguardo simile, manca proprio alla base il substrato normativo, in grado di gestire non solo la realizzazione e il funzionamento di tali reattori, ma anche le scorie, in modo da assicurare una produzione sostenibile e sicura.

Oggetto di critiche

Il tema comuque continuerà a essere oggetto di critiche anche da parte dell’opinione pubblica, con la maggioranza degli italiani che hanno detto già no all’energia atomica per ben due volte, nel 1987 e nel 2011. Oggi sembrerebbe esserci più apertura sull’argomento, ma anche qui parliamo di numeri e percentuali che chissà quando potranno mai portare a qualcosa di concreto.

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