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Eolico sotto attacco del decreto “aree idonee”?

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Fasce di rispetto troppo ampie per l’eolico e ventosità minima (calcolata con strumenti  inadeguati) limiteranno il numero di aree idonee, impedendo la semplificazione delle autorizzazioni degli impianti eolici. Secondo l’ANEV, la bozza del nuovo decreto aree idonee trasmesso in Conferenza Unificata, mette a rischio gli obiettivi del PNIEC e del provvedimento Europeo Fit for 55.

Un decreto che penalizza l’eolico

La nuova bozza di decreto sulle aree idonee proposta dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e trasmessa alla Conferenza Unificata di Regioni, Comuni e Province, penalizza l’eolico. Arriva subito il parere dell’ANEV, l’associazione nazionale energia del vento, che definisce il provvedimento poco soddisfacente. Sebbene la normativa miri a garantire iter burocratici più snelli, potenziando le Commissioni tecniche VIA/VAS e PNRR/PNIEC, e innalzando le soglie di potenza degli impianti per le valutazioni, secondo l’associazione la parte relativa all’individuazione delle aree idonee vanificherebbe gli sforzi.  

La distanza tra i beni sottoposti a tutela e le turbine 

L’ANEV sostiene che il nuovo decreto risulti poco soddisfacente per il settore eolico principalmente per due elementi.

Il primo, richiamato dall’articolo 8 (Criteri per l’individuazione delle aree idonee), individua la distanza tra il perimetro delle aree dei beni sottoposti a tutela e gli impianti eolici. La fascia di rispetto è rimasta di 3 km, mentre gli operatori del settore avrebbero auspicato che tale limite fosse equiparato a quello previsto per il fotovoltaico. Il parere degli esperti si basa sulla valutazione della conformazione geografica e delle caratteristiche territoriali della Penisola italiana. Queste informazioni consentono di stabilire che il mantenimento di tale distanza impedirà l’individuazione di aree idonee in quantità sufficiente, impedendo il raggiungimento degli obiettivi di generazione di energia rinnovabile funzionali al processo di decarbonizzazione.

La scarsa ventosità delle aree

Il secondo elemento di criticità fa invece riferimento alla ventosità delle aree idonee, calcolata con strumenti inadeguati. Il provvedimento parla, infatti, di mappe del vento, definite dall’ANEV un “interessante strumento indicativo” della ventosità su macroaree, ma non adeguato a calcolare una produttività specifica di un impianto eolico.

Il Presidente dell’associazione, Simone Togni, ha dichiarato in un comunicato: “Come ribadiamo da anni, se questi sono gli strumenti di cui il Governo si vuole dotare per dare attuazione agli obiettivi del PNIEC e del provvedimento europeo Fit for 55, bisogna che gli stessi siano applicabili alle tecnologie alle quali si rivolgono. L’Italia ha intrapreso, almeno sulla carta, la strada della decarbonizzazione, la recente bozza del PNIEC indica un importante obiettivo per l’eolico, ma gli strumenti continuano ad essere insufficienti. Questa occasione di semplificazione è troppo importante per trovarci tra un anno a dirci che in effetti un paio di errori tecnici ne hanno reso inefficace l’applicazione per l’eolico, per una volta possiamo agire prima e nostro compito è segnalarlo”.

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