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PNRR, svolta sull’elettrico: ecco cosa cambia e perché

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Meno fondi per le colonnine di ricarica elettrica, penalizzate soprattutto dalla scarsa adesione ai bandi. “L’italia ha altre priorità” Il discorso in Senato del Ministro per gli Affari Europei, Tommaso Foti.

Il discorso in Senato

La revisione del PNRR non è una scelta politica improvvisa, ma un’azione prevista dalla normativa europea per adattare il Piano a mutate esigenze e risultati. A sottolinearlo è stato il Ministro per gli Affari Europei, Tommaso Foti, durante l’intervento in Senato:

È un’operazione tecnica, giustificata da dati oggettivi, pensata per rendere gli investimenti più efficaci sotto il profilo ambientale, sociale ed economico.

Nessun taglio netto, ma rimodulazioni mirate

Il ministro ha chiarito che la struttura finanziaria del Piano non cambia: restano confermati i 71,8 miliardi in sovvenzioni e i 122,6 miliardi in prestiti. Al contrario, il PNRR viene potenziato con l’aumento delle riforme (da 59 a 66) e delle milestone (da 527 a 621). Le missioni restano sette e gli investimenti previsti salgono a 150. Al 31 dicembre 2024, l’Italia ha notificato 67 obiettivi raggiunti relativi alla settima rata, per un totale di 18,2 miliardi di euro.

Colonnine elettriche, fondi riorientati a causa della scarsa adesione

Uno dei nodi centrali della revisione riguarda l’e-mobility. Il cosiddetto “taglio” delle colonnine di ricarica per auto elettriche non è stato dettato da scelte arbitrarie, ma dalla bassa adesione ai bandi: su sei bandi emessi, le domande sono state solo per 12.110 punti di ricarica, con 140 milioni impegnati su 737 disponibili. I restanti 597 milioni saranno utilizzati per incentivare l’acquisto di auto elettriche, con meccanismi proporzionati al reddito per favorire le famiglie a basso reddito.

Infrastrutture EV, Italia sopra la media UE

Contrariamente alle polemiche, l’Italia conta 19 colonnine ogni 100 auto elettriche, più di Francia (14), Germania (8) e Regno Unito (7). Inoltre, c’è un punto di ricarica ogni 4 km di rete stradale, una densità superiore rispetto ai principali Paesi europei. Tuttavia, la quota di mercato dell’elettrico in Italia è ancora bassa: solo il 5% delle immatricolazioni.

Idrogeno verde e biometano

La rimodulazione tocca anche il capitolo dell’idrogeno verde, che non ha dato i risultati sperati. Le risorse sono state quindi riallocate alla filiera del biometano, con 2,37 miliardi di euro destinati a 640 impianti, sufficienti a produrre 2,3 miliardi di metri cubi all’anno. Un volume in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di un milione di famiglie.

Comunità energetiche: più spazio ai piccoli comuni

Infine, per rilanciare le comunità energetiche rinnovabili, la platea dei comuni beneficiari è stata ampliata: inizialmente prevista per i centri fino a 5.000 abitanti, ora include anche quelli fino a 50.000, su richiesta dell’ANCI. L’obiettivo è rendere più inclusivo lo sviluppo della produzione condivisa di energia.

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