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La Finlandia raggiungerà per prima il Net zero in Europa. Perchè?

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Nella graduatoria dei Paesi carbon neutral, la Finlandia si trova al quarto posto nel mondo e prima in Europa. Come ci è riuscita? In cosa consiste il suo piano strategico? 

Finlandia: leader in diversi settori 

Uno dei più grandi punti di forza della Finlandia è quella di essere un leader in diversi settori: si colloca regolarmente ai primi posti nelle classifiche globali dell’istruzione, per 6 anni è stata considerata la Nazione più felice al mondo, è lo Stato che ospita il super reattore nucleare Olkiluoto 3, il più grande d’Europa, ma, soprattutto, si sta distinguendo per il suo piano sulla carbon neutrality.

L’obiettivo zero emissioni dello Stato scandinavo

Entro il 2035, e dunque in largo anticipo rispetto al resto dell’Unione Europea, lo Stato scandinavo punta a raggiungere l’obiettivo zero emissioni, con l’idea di assorbire più CO2 di quanto ne viene prodotta. 

In che modo? Intervenendo sull’agricoltura, sull’allevamento, sui trasporti, sull’edilizia e sulla produzione di energia attraverso l’abbandono di combustibili fossili, a favore delle rinnovabili.

Ad oggi, gli unici Paesi che precedono la Finlandia a livello di neutralità climatica sono il Bhutan e il Suriname, già neutrali dal punto di vista delle emissioni, e l’Uruguay, che punta a diventarlo entro il 2030.

Per soddisfare tali obiettivi, Helsinki dovrà mettere in campo delle politiche ben precise su diversi campi, al fine di produrre elettricità green e avere dei sistemi e delle tecnologie che siano tutte in grado di rispettare degli stessi criteri di sostenibilità.

Ridurre le emissioni di CO2 degli edifici del 90% al 2050

Altro passo da compiere sarebbe aumentare l’efficienza energetica dell’attuale parco immobiliare, passando a un riscaldamento a emissioni zero.

A tal proposito, il Paese sta offrendo sussidi di 4.000 euro (4.280 dollari) ai proprietari di case per sostituire le vecchie caldaie a combustibili fossili con delle pompe di calore, attuando una strategia che mira a ridurre le emissioni di CO2 degli edifici del 90% da qui al 2050.

Lo sviluppo delle rinnovabili: eolico onshore ed energia solare

Secondo un’analisi della IEA, riguardo lo sviluppo generico delle rinnovabili in Finlandia, l’eolico onshore sarà comunque il vettore portante, considerando che c’è stata un crescita del 75% solo nel 2022, e si prevede la costruzione dei primi parchi offshore al fine di commercializzarli poi su larga scala. 

L’energia solare invece ha assorbito una delle quote maggiori dei finanziamenti pubblici finlandesi nel periodo 2018-2021, con 37,5 milioni di euro (40,2 milioni di dollari), e dietro solo ai trasporti e all’idrogeno, entrambi con 40,2 milioni di euro (43 milioni di dollari).

Adesso, secondo il Piano nazionale per il clima e l’energia, si stima che la capacità salirà a 5,3 GW entro il 2030, evidenziando una crescita netta rispetto all’1 GW del 2022.

Gli ostacoli da affrontare

Per soddisfare tali obiettivi e le ambizioni del governo finlandese, ci sono ancora parecchi ostacoli da affrontare. Per esempio, prendere dei provvedimenti sul settore forestale e sull’uso del suolo che, nel 2021, è diventato per la prima volta una fonte netta di inquinamento, per via dei combustibili derivati dal legno che emettono anidride carbonica nell’aria.  

Bisogna considerare che in Finlandia le vaste aree boschive coprono circa il 75% del territorio, e sarebbe dunque necessaria una soluzione per utilizzare tecnologie non a combustione ma più sostenibili, come le pompe di calore o l’energia geotermica. 

Sempre nel 2021, secondo Finland Statistics, a causa del disboscamento i livelli di CO2 assorbiti dagli alberi sono stati inferiori a quelli che sono stati emessi.

La e-mobility

L’obiettivo dello Stato scandinavo è dunque quello di impegnarsi adesso, e negli anni a venire, un pò in tutti gli ambiti per intervenire a supporto della decarbonizzazione, compreso il settore della e-mobility.

Su questo ambito, secondo la IEA, il Paese sta già facendo notevoli progressi nell’adozione di veicoli elettrici, nonostante sia in ritardo rispetto a Norvegia, Svezia, Danimarca e Islanda, optando per l’utilizzo dell’idrogeno e dei carburanti a base di H2. 

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