Il rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere evidenzia i passi avanti nella transizione, tra eco-investimenti in crescita e aumento dei green jobs, soprattutto al Nord. Ora serve accelerare sulle rinnovabili.
L’Italia è tra i leader europei nella green economy, con oltre un’impresa su tre impegnata in eco-investimenti e una consolidata leadership nell’economia circolare, che guida la trasformazione sostenibile e competitiva. D’altra parte il Paese procede a velocità ridotta in altri settori, per esempio le energie rinnovabili, tra ritardi e tanta burocrazia.
È quanto emerge dalquindicesimo rapporto GreenItaly di Fondazione Symbola, Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne, in collaborazione con Conai, Novamont, Ecopneus ed Enel. Presentato a ottobre presso la sede di Unioncamere a Roma, il documento, dal titolo Un’economia a misura d’uomo contro le crisi, offre una visione completa dello stato e delle prospettive della green economy italiana.
“Il rapporto GreenItaly conferma la concretezza dell’invito di Mattarella e Draghi a puntare sulla transizione verde come opportunità per rafforzare l’economia e la società, rendendo l’Italia una superpotenza europea dell’economia circolare”, ha affermato Ermete Realacci, presidente di Symbola.
Eco-investimenti in crescita
Nel quinquennio 2019-2023, il 38,6% delle imprese italiane, pari a 571.040 unità, ha effettuato investimenti green per allinearsi agli obiettivi della transizione ecologica. Impegno che risulta particolarmente elevato nell’industria manifatturiera, dove quasi un’impresa su due (46%) ha investito in innovazioni sostenibili.
Recupero di materiali e leadership nelle rinnovabili
L’Italia si conferma leader europea nel recupero dei materiali, registrando un tasso di riciclo dei rifiuti totali del 91,6%, notevolmente superiore alla media europea del 57,9%. La gestione virtuosa dei rifiuti include imballaggi in plastica e bioplastica, con un tasso di riciclo che ha raggiunto il 48% nel 2023, in crescita grazie al recupero di 44 mila tonnellate di plastica biodegradabile e compostabile.
Il Paese si distingue anche per il recupero degli oli minerali esausti, con il 98% del totale raccolto rigenerato in basi per lubrificanti e altri prodotti petroliferi. Questo sistema ha permesso di ridurre le importazioni e le emissioni, contribuendo a una circolarità sostenibile e vantaggiosa. Nel settore degli pneumatici fuori uso (Pfu), l’Italia ha recuperato oltre 274 mila tonnellate di materiali, evitando emissioni di CO₂ per 297 mila tonnellate e risparmiando oltre 81 milioni di euro.
Nel campo delle energie rinnovabili, il 2023 ha segnato un record europeo per la nuova capacità installata, con l’Italia al terzo posto in Ue per capacità fotovoltaica aggiunta (5,2 GW). Progetti come il nuovo impianto di Enel a Catania, che sarà operativo entro il 2025, daranno ulteriore impulso alla produzione di celle e moduli fotovoltaici, puntando a una capacità annua di 3 GW, e permetteranno all’Italia di consolidare il ruolo delle rinnovabili nel mix energetico nazionale.Ma in generale, avverte Symbola, “l’Italia è ancora troppo lenta nello sviluppo delle rinnovabili”.
Green jobs: distribuzione territoriale e provinciale
La crescita dei lavori verdi in Italia è significativa e distribuita su tutto il territorio nazionale. Alla fine del 2023, questi posti di lavoro rappresentavano il 13,4% degli occupati totali, con circa 3,1 milioni di addetti. Le nuove attivazioni di contratti per figure professionali green hanno raggiunto nel 2023 quota 1.918.610, coprendo il 34,8% del totale dei nuovi contratti, e registrando un incremento di oltre 102mila unità rispetto all’anno precedente.
A livello regionale, la Lombardia si posiziona al primo posto per numero di contratti attivati nel settore green, seguita dal Lazio, con Milano e Roma rispettivamente in testa alle province per concentrazione di green jobs. Milano è anche al vertice nella classifica delle città, seguita da Torino e Napoli, che mostrano una crescita notevole nell’occupazione sostenibile.
Guardando all’attivazione dei contratti green, le aree più interessate risultano la logistica (incidenza 88%), la progettazione e sviluppo (86,7%), e le aree tecniche (80,2%). La richiesta di conoscenze e competenze legate alla sostenibilità è risultata necessaria per quasi l’80% dei contratti attivati a livello nazionale nel 2023.
Come ha dichiarato il presidente di Unioncamere Andrea Prete, “la spinta all’innovazione ecologica, con l’88% delle imprese eco-investitrici rivolte alle tecnologie Net Zero, rende urgente una maggiore disponibilità di competenze green per rispondere alla domanda crescente del mercato del lavoro”.